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Massimo Giannini: "Ultimi 5 giorni passati in terapia intensiva, Covid infido"

Nel suo editoriale su La Stampa, il direttore lancia un jʼaccuse al governo perché "stiamo facendo gli stessi errori" di marzo. Dinanzi allʼimmobilismo chiede il Mes e nuove restrizioni: "Se vogliamo sconfiggere il coronavirus, dobbiamo cedere quote di libertà"

massimo giannini
agenzia

"Scusate se riparlo di me. Oggi 'festeggio' quattordici giorni consecutivi a letto, insieme all'ospite ingrato che mi abita dentro". Inizia così l'editoriale di Massimo Giannini su "La Stampa". Il direttore del quotidiano è ricoverato per Covid. "Gli ultimi cinque giorni li ho passati in terapia intensiva, collegato ai tubicini dell'ossigeno, ai sensori dei parametri vitali, al saturimetro, con un accesso arterioso al braccio sinistro e un accesso venoso a quello destro. Il coronavirus è infido", racconta Giannini. 

La guerra si combatte sul serio "E' silente, ma fa il suo lavoro: non si ferma mai, si insinua negli interstizi polmonari, e ha un solo scopo, riprodursi, riprodursi, riprodursi. Meglio se in organismi giovani, freschi, dinamici. Questa premessa non suoni da bollettino medico: mi racconto solo per spiegare quelle poche cose che vedo e capisco, da questa parte del fronte, dove la guerra si combatte sul serio", precisa.

 

La situazione negli ospedali "Perché la guerra c'è, se ne convincano i 'panciafichisti di piazza e di tastiera', e si combatte nei letti di ospedale e non nei talk show. Quando sono entrato in questa terapia intensiva, cinque giorni fa, eravamo 16, per lo più ultrasessantenni. Oggi siamo 54, in prevalenza 50/55enni. A parte me, e un'altra decina di più fortunati, sono tutti in condizioni assai gravi: sedati, intubati, pronati. Bisognerebbe vedere, per capire cosa significa tutto questo".

 

Il j'accuse Giannini si sofferma poi sulla nuova impennata di contagi: "L'ho scritto da sano e lo ripeto da malato: le cose non stanno andando come avrebbero dovuto. Ripetiamo gli errori già fatti. Domenica, dopo il mio editoriale in cui lo ribadivo, mi ha chiamato il ministro Speranza per dirmi che è vero, 'però guarda i numeri dei contagi negli altri Paesi'. Mi ha chiamato il governatore De Luca per protestare e dire che quelle sui disastri dei pronto soccorsi in Campania sono tutte 'fake news'. E poi mi hanno chiamato da altre regioni per il caos tamponi, e dai medici di famiglia per dire che loro sono vittime, e poi dai Trasporti per obiettare che sugli affollamenti loro non c'entrano. E poi, e poi, e poi. E poi il solito scaricabarile italiano. Dove tutti ci crediamo assolti, e invece siamo tutti coinvolti".

 

Per Giannini la soluzione sono: Mes e nuove restrizioni In conclusione dell'articolo, Giannini chiede serietà e osserva: "Vorrei solo ricordare a tutti che anche la retorica del 'non possiamo chiudere tutto' cozza contro il principio di realtà, se la realtà dice che i contagi esplodono. Se vogliamo sconfiggere il virus, dobbiamo cedere quote di libertà non c'è altra soluzione. Il governo ha risorse da reperire se solo la smettesse di tergiversare sul Mes, no Mes". L'epidemia, scrive, "sta accorciando ancora una volta il respiro della nostra democrazia. Provare a impedirglielo tocca solo a noi. Scambiando la rinuncia di oggi con i riscatto di domani"

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