PORDENONE

Malato di tumore ottiene un'ecografia...nel 2026 ma una dottoressa in pensione vuole aiutarlo

La sanità pubblica non risponde, ma una professionista si fa avanti. Il giovane rifiuta l'offerta: "Ne faccio una questione di principio"

14 Mag 2025 - 11:14
 © ansa

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Non vuole apparire, non cerca visibilità. La dottoressa che si è fatta avanti per aiutare Dario, un 38enne di Sacile, in provincia di Pordenone, ha quasi cinquant’anni di esperienza in corsia. È in pensione, ma la storia dell'uomo che, malato di tumore si è visto rimandare un'ecografia di controllo al 2026, ha colpito anche lei.

"Una volta esisteva un dialogo tra specialisti, il primario era una figura da cui imparare, c’era meno burocrazia e più medicina vera. Oggi invece molti vanno all’estero" racconta con amarezza. Colpita dalla vicenda di Dario, si è offerta di aiutarlo.

Lui però ha ringraziato e rifiutato: "Non voglio favori, il mio sfogo è una denuncia. Non voglio passare il resto della mia vita a rincorrere esami e scadenze".

Il percorso di cura

 Dario, guarito da un tumore scoperto a 33 anni, è oggi “pulito” da tre, ma deve sottoporsi a controlli periodici ogni quattro mesi: analisi del sangue, TAC, colonscopia o ecografia, a rotazione. Controlli senza i quali la visita con lo specialista diventa inutile.

Questa volta serve un’ecografia. Il CUP gli offre un appuntamento nel 2026. Oppure, a settembre, ma a Trieste o Udine. Chilometri, tempo e denaro che un giovane in età lavorativa non può sempre permettersi. "È paradossale — spiega al quotidiano Il Gazzettino — perché l’ecografo è uno strumento diffusissimo, eppure per ottenerlo bisogna viaggiare come se fosse raro".

Il sistema sanitario, secondo Dario, si sta allontanando sempre più dalla realtà delle persone: "Pedalare in piano è un conto, ma qui è tutta salita. E con una spada di Damocle sulla testa".

La sua compagna ha un lavoro precario e i costi ricadono solo su di lui. "Già affrontare la malattia è devastante — scrive — ma quando il sistema ti lascia solo, tutto diventa ancora più difficile".

La storia sui social

 Lo sfogo di Dario ha fatto il giro dei social, raccogliendo decine di messaggi di solidarietà e casi simili. Come quello di Grazia: "Per leggere un referto di risonanza, visita neurologica disponibile nel 2026".

La dottoressa in pensione commenta: "Le prime crepe nella sanità pubblica si vedevano già da almeno dieci anni. Ma il caso di Dario è emblematico: se la prevenzione è importante per tutti, per chi ha già vissuto un cancro dovrebbe essere quasi ossessiva".

Dario attende ancora una risposta ufficiale dal sistema sanitario. Intanto, resta saldo nel suo principio: "Non voglio privilegi. Voglio che la sanità funzioni per tutti, nei tempi giusti".

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