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Mafia, il pm Nino Di Matteo è stato estromesso dal "pool sulle stragi" a causa di un'intervista in tv

Il procuratore nazionale Cafiero De Raho: "Ha rivelato elementi di indagini in corso". Il magistrato tornerà alle sue precedenti mansioni

Mafia, il pm Nino Di Matteo è stato estromesso dal
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Il pm Nino Di Matteo è stato sanzionato per aver rivelato in tv "elementi di indagini aperte".  Il magistrato palermitano, famoso per aver istruito il processo sulla trattativa Stato-Mafia, è stato rimosso dal nuovo pool che da due mesi sta lavorando sulle "Stragi eccellenti".

Il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho ha punito il collega "per aver interrotto il rapporto di fiducia nel gruppo".

Indagini riservate - Il provvedimento punitivo è "immediatamente esecutivo" e, a partire dal 28 maggio, Di Matteo perderà il suo incarico. Il pm era parte di un gruppo di tre magistrati specializzati nello studio della criminalità organizzata, con il compito di far luce su omicidi di Mafia non ancora risolti come quello di Piersanti Mattarella e di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Stando alle motivazioni spiegate da De Raho, "non avrebbe dovuto parlare in televisione indagini che sono state di recente riaperte e quindi sono ancora riservate".

La riflessione proposta da Di Matteo, nella sua intervista, riguardava i possibili mandanti della strage di Capaci. A suo avviso, infatti, "è molto probabile che non ci fosse solo Cosa Nostra dietro l'attentato, ma anche altri uomini estranei all'organizzazione criminale". E anche sul latitante Matteo Messina Denaro, ha spiegato che "sa molte cose ed è in grado di ricattare lo Stato. La sua latitanza, come quella di Provenzano, è protetta da qualcuno". 

Perplessità - Riporta "La Repubblica" che al Csm sono state sollevate alcune perplessità in merito alla novità delle dichiarzioni rilasciate dal magistrato palermitano. Spiega il quotidiano che Di Matteo ha parlato solo di "elementi già noti", "cose che si trovano facilmente anche su Google". Nello specifico, il pm ha parlato della sparizione del diario di Giovanni Falcone dal computer del ministero della Giustizia e di un presunto coinvolgimento nella strage da parte di Gladio, una organizzazione paramilitare che lavorava d'intesa con i servizi segreti italiani e statunitensi.

Di Matteo, sotto scorta dal 1993, è stato spesso protagonista di dichiarazioni molto critiche nei confronti della politica e dei rapporti fra servizi segreti e criminalità organizzata. Dal 2017 fa parte della Direzione nazionale antimafia e, dopo il provvedimento di revoca dall'incarico, tornerà in Dna a coordinare le indagini della Procura di Catania.