Dopo un lungo ricovero in Terapia intensiva pediatrica a Padova, la bambina vicentina ha finalmente lasciato l’ospedale grazie a un trapianto di cuore. La sua prima volta in spiaggia commuove l’Italia
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Per due anni e mezzo ha conosciuto solo un reparto ospedaliero. Oggi, finalmente, Maddy ha potuto camminare in riva al mare, respirare la libertà e vedere la sua casa per la prima volta. La storia della bambina vicentina, raccontata dal Gazzettino, è un esempio di coraggio, determinazione e speranza: entrata nella Terapia intensiva pediatrica dell'Azienda Ospedaliera di Padova a sole tre settimane di vita, ha vissuto fino a pochi mesi fa collegata a un cuore artificiale. Oggi, grazie a un trapianto eseguito con successo, Maddy è potuta tornare alla vita quotidiana, circondata dall'affetto della sua famiglia e dei medici che per anni sono stati come zii acquisiti. L'immagine del suo primo contatto con il mare ha emozionato l'intero Paese.
Maddy è stata ricoverata a pochi giorni dalla nascita per una grave cardiomiopatia dilatativa sinistra. Da quel momento, la sua vita si è svolta interamente tra le mura dell'ospedale di Padova, in una stanza decorata con disegni di pesci e peluche, nella quale ha mosso i primi passi e ha imparato a conoscere il mondo attraverso medici e infermieri. La madre, Angela Equizzi, ha sospeso il lavoro per starle accanto ogni giorno: si alzava alle sei del mattino per percorrere i 60 chilometri che la separavano dall'ospedale. Il papà Fabio prendeva il turno serale, accompagnandola fino al sonno. Anche la nonna si alternava nei pomeriggi, in un'organizzazione meticolosa e instancabile. “Che emozione portarla al mare”, ha raccontato la madre al Gazzettino, ripercorrendo gli anni di attesa e le giornate scandite dalla speranza.
La svolta è arrivata quando è stato finalmente trovato un cuore compatibile: un piccolo organo donato da un coetaneo deceduto a poca distanza. Il trapianto ha rappresentato la rinascita per Maddy, che fino a quel momento era mantenuta in vita dal Berlino Heart, un dispositivo artificiale esterno che pompava il sangue attraverso due cannule impiantate nel petto. "Sognavo quel momento ogni giorno", ha confidato la madre al Gazzettino, spiegando come la speranza non abbia mai vacillato, nemmeno nei giorni più difficili. Dopo l'intervento, la bambina ha iniziato una lenta ma costante ripresa.
Ora Maddy può finalmente vivere la sua infanzia. Tornata nella sua casa di Arzignano, ha potuto conoscere gli spazi che non aveva mai visto prima: la sua cameretta, il giardino, i giochi con i fratellini Victoria e William, e le corse con il cagnolino Moet. Un mondo tutto nuovo, fatto di normalità e piccoli gesti quotidiani che per troppo tempo le erano stati negati. Il ritorno a casa è stato accolto con emozione da tutta la comunità, che aveva seguito con affetto la sua storia. Nonostante la gioia, resta la necessità di visite mediche periodiche, come le biopsie di controllo presso la Pediatria di Padova.
La prima uscita è stata quella più desiderata: una giornata in spiaggia. È stato il coronamento di un sogno, spesso evocato nei pensieri della madre durante i lunghi mesi in reparto. "Volevo camminare in riva al mare con lei", ha dichiarato Angela al Gazzettino. L'immagine di Maddy che osserva l'acqua per la prima volta ha commosso i medici, gli infermieri e tutti coloro che hanno seguito il suo percorso. Non si è trattato solo di una gita, ma di un simbolo: l'inizio di una nuova vita, finalmente libera da macchine e tubi, scandita da momenti di gioia e scoperta.
Nonostante il successo del trapianto, la strada di Maddy non è priva di ostacoli. La bambina dovrà affrontare un percorso di controlli clinici regolari per monitorare la risposta del suo organismo al nuovo cuore. Tuttavia, la resilienza mostrata fino ad oggi lascia ben sperare. "Si dirige da sola nella stanza numero 10", ha raccontato il Gazzettino, descrivendo il suo atteggiamento sereno durante le visite. L'affetto degli operatori sanitari è rimasto immutato e il legame con l'équipe della Terapia intensiva continua ad essere forte. La speranza è che la sua storia possa dare coraggio ad altre famiglie nella stessa situazione.