SUI SOCIAL LE SUE ASCESE

Luca Sinigaglia, chi era l'alpinista italiano morto in Kirghizistan per salvare una collega russa

Milanese, classe 1976, era un esperto di cybersicurezza. Fatale, secondo la ricostruzione, un edema cerebrale da alta quota aggravato da ipotermia e congelamento. La sorella: "Il suo gesto gli fa onore"

21 Ago 2025 - 15:35
 © Instagram

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È rimasto bloccato a quota 6.900 metri, intrappolato in una bufera che non gli ha lasciato scampo. È morto così l'alpinista Luca Sinigaglia - milanese, classe 1976, esperto di cybersicurezza - sul Pik Pobeda, la vetta più alta della catena del Tian Shan (7.439 m), al confine tra Kirghizistan e Cina. L'italiano stava cercando di soccorrere una collega, la 47enne russa Natalia Nagovitsyna, che era rimasta bloccata da una settimana sulla montagna con una gamba rotta.

Le sue ascese

 Sul suo account social, Sinigaglia - 49 anni - era solito postare numerose foto delle sue ascese in Italia e all'estero, tra cui l'Aiguille de Rochefort del massiccio del Monte Bianco lungo il confine francese (4.001 metri), la Punta Nordend del gruppo del Monte Rosa lungo il confine svizzero (4.609 metri), l'Elbrus in Russia (5.642 metri), la Punta Lenana (4.985 metri) e il Nelion in Kenya (5.188 metri), il Kilimangiaro in Tanzania (5.895 metri), il Khan Tengri in Kazakistan (7.010 metri), il Korzhenevskaya in Tagikistan (7.105 metri) e il Weisshorn in Svizzera (4.505 metri).

La sorella: "Luca era speciale, il gesto gli ha fatto onore"

 Il giorno della morte, sui social, la sorella di Sinigaglia ha ringraziato quanti hanno voluto ricordare Luca. "Sono la sorella di Luca. Ringrazio tutti, davvero. Luca era speciale con noi ma anche con gli amici. È stato un gesto che gli ha fatto onore e che purtroppo non gli ha permesso di tornare da noi. Il tempo dovrebbe migliorare il 19 (agosto, ndr) e ci hanno detto che si stanno organizzando per il recupero. Stiamo facendo il possibile, abbiamo smosso tutti i canali ufficiali", ha scritto.

Cosa è successo

 Secondo quanto ricostruito, prima della tragedia, l'alpinista italiano insieme a un collega tedesco sono riusciti a individuare la 47enne russa bloccata sul Pik Pobeda, fornendole anche un fornello, del cibo e una bombola di gas. I due, esausti, sono stati costretti a passare la notte lì. Il giorno dopo sono scesi dalla vetta, ma si sono imbattuti in una nuova tempesta. Come ricostruito dai giornali locali, Sinigaglia - dopo aver riportato ipotermia e un grave congelamento delle mani - sarebbe deceduto per un edema cerebrale da alta quota.

Cos'è l'edema cerebrale

 L'edema cerebrale da alta quota, ritenuta la probabile causa della morte di Sinigaglia, è caratterizzata da un gonfiore del cervello causato dalla mancanza di ossigeno. In altre parole, la prolungata carenza di questo elemento nel sangue provoca un aumento del flusso sanguigno nel cervello, con conseguente aumento della pressione intracranica. Nel tessuto cerebrale si forma quindi un accumulo di acqua, chiamato edema cerebrale. Si tratta di una condizione che, se non riconosciuta precocemente e trattata con tempestività, può provocare danni permanenti al cervello e avere esiti letali. Generalmente si manifesta con cefalea, confusione e sonnolenza, e richiede una discesa immediata dalla montagna.

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