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Yara, la Corte d'Assise nega alla difesa di Massimo Bossetti l'accesso ai reperti

La difesa aveva avanzato l'istanza in vista di una possibile revisione della sentenza, ma la Procura si era opposta alla richiesta

I giudici della Corte d'Assise di Bergamo hanno rigettato la richiesta dei difensori di Massimo Bossetti di aver accesso ai reperti del processo conclusosi con la condanna all'ergastolo del muratore di Mapello per l'omicidio della 13enne Yara Gambirasio. I difensori non potranno nemmeno effettuarne la ricognizione. La difesa aveva avanzato l'istanza in vista di una possibile revisione della sentenza.

La notizia era stata anticipata dalla trasmissione "Quarto grado" sulla sua pagina Facebook. La Procura di Bergamo si era opposta alla richiesta dei legali di Bossetti. Questi ultimi non potranno avere accesso ai corpi di reato e nemmeno ai Dvd con la raccolta fotografica eseguita dai carabinieri del Ris nell'ambito delle indagini, né alle "caratterizzazioni" dei profili genetici del Dna.

 

 

Durante l'udienza del 19 maggio era stato confermato che la traccia 31 G20, trovata sui leggins della ragazzina, con il Dna che fu attribuito a Bossetti, considerata la prova "regina" a suo carico, era sostanzialmente esaurita e la ripetizione dell'esperimento, come più volte chiesto dai legali, non più possibile.

 

 

Atti a Venezia per le valutazioni - I giudici della Corte d'assise di Bergamo hanno poi disposto, come chiesto in aula dal procuratore Antonio Chiappani, la trasmissione degli atti alla Procura di Venezia per le "opportune valutazioni". Il magistrato, il 19 maggio, aveva denunciato presunte scorrettezze dei difensori (nei mesi scorsi era stato presentato un esposto contro i pm orobici) e sarà ora compito dei magistrati veneziani, competenti a indagare sui colleghi del distretto di Corte d'appello di Brescia, valutare eventuali ipotesi di reato ai loro danni.

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