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Sindaco del Bresciano positivo al Covid-19 dopo due mesi: "Nella tragedia, questo virus ci ha fatto riscoprire la comunità" dice a Tgcom24

Luca Masneri, primo cittadino di Edolo, in attesa dellʼottavo tampone: "Tra i miei 4.500 abitanti, registrati 53 positivi e 5 decessi. Nel mese di marzo +400% morti rispetto al 2019"

Febbre alta per una settimana e forte debilitazione. Il Covid-19 non ha risparmiato figure istituzionali di riferimento in piccole e grandi città, ma la storia del primo cittadino di Edolo (Brescia), Luca Masneri, 38 anni, sembra ancora lunga, dopo sessanta giorni. "Dal 9 marzo sono in isolamento - racconta Masneri a Tgcom24. - Oggi sono totalmente asintomatico e mi sottoporrò all'ottavo tampone, ma dopo il quinto negativo, il sesto e il settimo sono risultati positivi e la paura, più che per me stesso, è per chi mi è stato vicino". Durante l'emergenza sanitaria che ha duramente colpito il Bresciano, come la Bergamasca, Masneri è rimasto in prima linea e ha visto mancare parenti, amici, vicini di casa: su 4.500 abitanti, 53 positivi e 5 decessi e nel mese di marzo +400% morti rispetto al marzo 2019. "Ma sono un ottimista e ho già presentato il primo progetto per ripartire a Regione Lombardia", aggiunge.

Nella foto gentilmente concessa a Tgcom24, il sindaco Luca Masneri prima di scoprire di essere affetto da Covid 19. Era il 9 marzo 2020 quando pubblicava questa immagine sulla sua pagina Facebook, da lì a poche ore l'inizio di un incubo

 

Resistere al Covid-19 da due mesi deve essere ancora più dura in un contesto fortemente colpito.
"Dopo la prima settimana di febbre alta e forte debilitazione, ora sto bene e sono asintomatico anche se dopo sette tamponi risulto ancora positivo. Ho continuato comunque anche dal mio isolamento l'attività istituzionale, perché il mio paese aveva bisogno di me. Passavo le giornate al telefono con cittadini disperati perché lasciati soli mentre stavano male e si sentivano di morire soffocati".

 

Sindaco, cosa è successo?
"All'inizio della vicenda si parlava di una banale influenza e ciò ha fatto abbassare la guardia anche dopo il caso di Codogno. Io stesso ho continuato a partecipare ad affollatissime riunioni istituzionali e a portare avanti il mio lavoro: tra fine febbraio e i primi di marzo vedevo 50-60 persone al giorno, ma poi mi sono accorto da vicino di come invece il fenomeno fosse significativo e il sistema sanitario nel picco di marzo non ha retto, perché ci siamo ammalati tutti contemporaneamente. Così io, mentre combattevo contro il coronavirus a casa, passavo la giornata al telefono con i miei cittadini che mi chiamavano perché lamentavano di essere abbandonati a loro stessi e, senza neanche bombole di ossigeno, mi chiedevano aiuto. Morire soffocati è la peggior fine. Da soli a casa o con famigliari che potevano assistere impotenti".

 

Un'esperienza che l'ha toccata profondamente in prima persona?
"Un'esperienza che ci ha toccati tutti, parenti, amici, con la paura di essere veicolo di infezione. E il Covid-19 ha creato un prima e un dopo nella nostra comunità, come tutti gli eventi metastorici. Lo dico con certezza anche come vicepresidente della Conferenza dei Sindaci di Ats della Montagna".

Di che portata, dunque, è stata questa tragedia nel suo territorio?
"A Edolo, 4.500 abitanti, abbiamo registrato 53 positivi e 5 decessi, certificati Covid-19 da tampone. Decessi di anziandi nella nostra Rsa, ora sotto inchiesta, come in Lombardia e in tutta Italia. Nel mese di marzo ci sono stati 21 defunti; a marzo 2019 erano stati 5: vuol dire +400%. Ma già nelle ultime settimane di febbraio, quando l'allarme coronavirus non era ancora suonato, in tutta la Val Camonica si era registrato un aumento di morti sospetto. Abbiamo iniziato a interrogarci per questa impennata".

E cosa ha fatto?
"Per primi abbiamo stipulato accordi diretti di import con la Cina per ricevere mascherine e Dpi che abbiamo fornito a tutti: medici, forze dell'ordine, cittadini. Abbiamo ordinato saturometri e termometri, che subito dopo sono diventati merce rara. Abbiamo allestito il servizio per la consegna di spesa e medicinali a domicilio. Bisognava tenere la gente a casa, soprattutto gli anziani. E abbiamo iniziato ad ampliare i cimiteri per le tumulazioni straordinarie. Era la fine di febbraio quando organizzavamo queste cose e ricordo che mi prendevano per pazzo. Ma sicuramente queste misure hanno contenuto le nostre perdite". 

 

La risposta della comunità qual è stata?
"La risposta della nostra gente è stata straordinaria. Nonostante - spesso - lutti in famiglia, tutti i cittadini si sono messi a disposizione della comunità, con grande trasporto. In una settimana il numero dei volontari è cresciuto del 30%".

 

Oggi l'aspetta l'ottavo tampone: a seconda del risultato ci saranno altri giorni di attesa prima del ritorno alla sua scrivania. Quale sarà il primo progetto politico che presenterà?
"Abbiamo già presentato il nostro progetto alla Regione Lombardia attraverso l'Ats: la proposta è di creare qui un centro attrezzato con impiati di ossigeno e tutto l'occorrente per le cure intermedie, che sia un riferimento per tutta la Val Camonica e serva da decompressione per gli ospedali in vista dell'autunno e del prevedibile ritorno del coronavirus o di virus simili, perché abbiamo visto che nel tempo se ne sono succeduti diversi, Sars compresa. Questo perché mai più la gente malata rimanga a casa per ospedali troppo affollati e resti da sola nel proprio letto, non assistita, a morire. Sono un ottimista di natura e dico che dobbiamo prepararci ora, perché alla prossima occasione si regga l'urto".

 

Gabriella Persiani

 

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