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Padre naturale le cerca su Facebook, le figlie chiedono la rimozione del post

Ottenere dal social lʼeliminazione dei dati sensibili (diffusi senza consenso) è stata una "lotta". Non è bastato rivolgersi al Garante della Privacy, è servito lʼintervento del Tribunale civile di Milano

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Il padre naturale, dopo essersi pentito di aver dato in adozione le figlie, ha lanciato un appello sul suo profilo Facebook per ritrovarle, con data di nascita, nome e cognome delle ragazze. Quando le dirette interessante sono venute a conoscenza di ciò, però, non hanno voluto affatto incontrare l'uomo. Al contrario, si sono rivolte a Facebook e al Garante della Privacy per fare eliminare il post. Tutto inutile.

Come riferisce Il Corriere della Sera, c'è voluta una sentenza del Tribunale civile di Milano: il giudice, infatti, ha accolto il ricorso delle due ragazze adottate che lamentavano il destabilizzante "trattamento illecito dei loro dati personali" operato dal padre biologico sulla propria bacheca Facebook.

 

Le due sorelle, "già affette da specifiche fragilità", quando sono venute a conoscenza del post con i loro dati, hanno accusato il colpo, soprattutto la minorenne che è apparsa "destabilizzata, confusa e disturbata". Non ha in alcun modo voluto attivare la speciale procedura che consente a chi è stato adottato di chiedere ai giudici di sapere chi fossero i propri genitori biologici (procedura che al contrario non è possibile al genitore biologico). Addirittura "ha avuto paura di andare a scuola per timore di essere intercettata lungo il tragitto dall’uomo".

 

Il primo passo legale operato dalla famiglia che ha preso in adozione le ragazze è stato chiedere a Facebook la rimozione dei post con i dati personali divulgati senza consenso. La risposta? "Abbiamo esaminato il post che hai segnalato e non viola i nostri standard della community". Ma non è servito neppure il passo successivo, ossia rivolgersi al Garante della Privacy, secondo cui "la fattispecie descritta non appare riconducibile nell’ambito delle finalità della legge 71 del 29 maggio 2017" sul cyberbullismo.

 

Alla fine è stato il Tribunale civile di Milano ad accertare che "i messaggi sulla bacheca pubblica del padre biologico costituiscono trattamento illecito dei dati personali delle figlie naturali, idonei a identificarle" e, in riforma del provvedimento del Garante, "ha ordinato a Facebook Ireland Ltd la rimozione e il blocco di tutti i messaggi".

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