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Giovani travolti e uccisi nella Bergamasca, il pm contro il gip ricorre al Riesame: "Omicidio volontario"

Per il giudice, che ha concesso i domiciliari a Scapin, si tratta di omicidio stradale ma la Procura non ci sta. Il giallo del vetro rotto della vettura del 33enne: non si sa da chi sia stato infranto

Giovani travolti e uccisi nella Bergamasca, il pm contro il gip ricorre al Riesame:
tgcom24

Non è ancora stata fatta piena luce sulla morte di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, i due giovani travolti e uccisi dall'auto guidata da Matteo Scapin nella notte tra il 3 e il 4 agosto, mentre erano a bordo di uno scooter ad Azzano San Paolo (Bergamo). Il gip Vito Di Vita, concedendo i domiciliari al 33enne, aveva derubricato il reato da omicidio volontario a omicidio stradale aggravato dall'omissione di soccorso.

Ma il pm Raffaella Latorraca ha presentato appello al Riesame contro l'ordinanza del giudice.

Come riportato da L'Eco di Bergamo, la Procura rimane convinta che si sia trattato di un episodio doloso. E cioè che Scapin, alla guida della sua auto, abbia investito di proposito lo scooter su cui viaggiavano i due giovani per vendicare l'affronto subito poco prima alla discoteca di Orio.

Al centro dell'indagine anche il mistero su chi abbia distrutto il lunotto posteriore dell'auto di Scapin, andato in frantumi quando l'auto era ferma a un semaforo della zona. Due giovani estranei alla lite si sono presentati nei giorni scorsi a raccontare di aver visto due ragazzi in moto lanciare una bottiglia contro un'auto ma i due amici delle vittime, che seguivano li seguivano su un altro scooter, hanno ribadito al pm di non aver visto nulla. Il gip non ritiene credibile la versione di questi ultimi mentre la Procura sì. Secondo l'accusa i due potrebbero essere stati a una distanza tale da non aver visto nulla.

Gli inquirenti devono quindi ancora sciogliere molti dubbi. In primis: l'investimento di Scapin è stato un gesto volontario come sostiene l'accusa o commesso durante la fuga per paura? Il 33enne, nella sua versione dei fatti, ha raccontato di essere andato nel panico dopo aver sentito il rumore del lunotto infranto, paragonandolo a un colpo di pistola, e di aver tentato di scappare. Ma per l'accusa, che che ha presentato appello al tribunale del Riesame, la sua versione non regge.