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Charlotte Angie, donna uccisa e fatta a pezzi nel Bresciano: chi era la vittima

Era cresciuta a Sesto Calende, aveva frequentato un istituto delle ex orsoline e aveva avuto un figlio nel 2016. Negli ultimi anni si era avvicinata al mondo del porno, che ha poi abbandonato

Carol Maltesi, la ragazza massacrata dal suo vicino di casa

Si chiamava Carol Maltesi ma nel mondo del porno era conosciuta con il nome d'arte di Charlotte Angie: aveva 26 anni la donna italo-olandese uccisa, fatta a pezzi e ritrovata domenica, 20 marzo, in fondo a un dirupo nel territorio comunale di Borno (Brescia).

Secondo la stampa locale, era cresciuta nel Varesotto, tra Busto Arsizio e Sesto Calende, cittadina dove ha praticato equitazione e danza e dove aveva studiato nell'istituto delle ex orsoline. Tre anni dopo il diploma, nel 2016, la nascita del figlio e la decisione di trasferirsi a Milano per lavorare in una profumeria, prima di aprire un profilo sul sito per adulti Onlyfans che ora risulta inattivo.

L'ingresso nel mondo del porno, che poi ha abbandonato - Negli ultimi anni si era avvicinata al mondo del cinema hard ma, dopo aver girato diversi film, aveva deciso di abbandonare le scene. Sui social si presentava come performer e modella e nelle foto mostrava alcuni dei tatuaggi che hanno permesso di identificarla. 

 

"Sono una ragazza che non si accontenta mai, sogno in grande" - A ottobre, in un'intervista rilasciata al sito il mondo vip, la 26enne si descriveva così: "Charlotte Angie è una ragazza metà italiana e metà olandese, che ha sempre sognato in grande e non si accontenta mai. Infatti sono molto determinata". Una intervista tutta incentrata sulla sua carriera come "astro nascente" del porno. "Tutto è iniziato filmandomi in situazioni quotidiane di sesso che caricavo su Onlyfans. Poi attraverso conoscenze di persone all'interno del porno professionale sono riuscita a entrare in questo mondo", raccontava aggiungendo che la sua famiglia ancora non sapeva della sua attività. Nell'ambiente aveva comunque stretto dei legami: "A Praga ho vari colleghi con cui ho un rapporto di amicizia". E proprio da Praga sarebbe arrivata una segnalazione.

 

L'appello contro la violenza: "In primis serve il supporto delle donne" - Nel 2020 la Maltesi aveva lanciato un appello in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. "Per combattere determinati pregiudizi noi donne dovremmo essere le prime a sostenerci", affermava. "Si parla tanto di violenza fisica contro le donne ma è altrettanto importante parlare di quella psicologica perché comunque ti distrugge emotivamente ed è altrettanto grave - sottolineava -. E se ne parla molto poco di questo". "Quello che mi è venuto in mente - aggiungeva - è che manca soprattutto il rispetto fra noi donne in primis. Penso che per combattere determinati pregiudizi noi donne dovremmo essere le prime a sostenerci".

 

La vittima aveva avuto una relazione con l'assassino - La donna aveva diversi tatuaggi sul corpo e uno di questi è stato riconosciuto da un suo fan. A ucciderla è stato un 43enne milanese, Davide Fontana, suo ex e vicino di casa. La vittima e l'assassino avevano avuto infatti una relazione, ma dopo la rottura erano rimasti in ottimi rapporti continuando a frequentarsi. Tanto che il 43enne utilizzava spesso l'auto della vittima, la stessa "immortalata" dalle telecamere di sorveglianza del comune di Borno il 20 marzo, giorno del ritrovamento del cadavere.

 

Chi è l'assassino - L'assassino è un impiegato di banca e vive a Rescaldina, comune dell'hinterland milanese a Nord del capoluogo lombardo, poco lontano dall'abitazione della vittima. Ed è proprio nella casa della 26enne che, a fine gennaio, fu commesso il delitto: l'uomo ha raccontato ai carabinieri di aver tenuto nascosto a lungo il cadavere nel congelatore della vittima per poi farlo a pezzi, nasconderlo in 4 sacchi neri della spazzatura, trasportarlo in auto fino all'alta Val Camonica e gettarlo in fondo a un dirupo nel territorio comunale di Borno.

 

Nessun chiarimento sul movente - Una scelta tutt'altro che casuale: Fontana ha infatti chiarito agli investigatori di essere andato in Val Camonica perché conosceva molto bene il luogo dove in passato aveva trascorso diverse vacanze. Nessun chiarimento, invece, sul movente. L'indagine, finora condotta dalla procura di Brescia, pare dunque destinata al trasferimento per competenza territoriale. Fontana è infatti accusato di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. Il reato più grave - omicidio volontario aggravato - è stato commesso a Rescaldina, comune che rientra sotto la competenza del distretto giudiziario di Busto Arsizio.

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