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Bus dirottato, uno degli studenti-eroi al telefono con il 112: "Ci stanno rapendo"

"Non possiamo perdere la vita, fate presto", afferma Adam al militare che ordina ai colleghi lʼinvio di una pattuglia. "Da grande vorrei fare il carabiniere", racconta invece Ramy dopo quanto accaduto

Bus dirottato, uno degli studenti-eroi al telefono con il 112:
lapresse

"Scusi signore ci stanno rapendo su un pullman, ci minacciano con il coltello": inizia così la drammatica conversazione con il 112 di Adam, uno dei 51 ragazzini all'interno del bus sequestrato e incendiato a San Donato Milanese.

E immediatamente il carabiniere all'ascolto reagisce ordinando ai colleghi l'invio di una pattuglia. "Subito, subito, veloce", dice. "Non è un film, non possiamo perdere la vita", aggiunge il giovane, invitando a fare presto.

La telefonata - "Chi vi sta tenendo in ostaggio?", chiede il militare. "Il guidatore, ha un coltello in mano, veloce, c'è per terra della benzina, non resistiamo più", risponde l'adolescente. "Mi servono delle altre indicazioni", dice il carabiniere. "Certo, certo signore però la prego chiama qualcuno. Non è un film questo. Non possiamo perdere la vita. Sta andando verso la campagna". "Sì, sì stai tranquillo", replica il militare. E in tempo reale l'Arma organizza l'intervento che riuscirà a salvare tutti gli studenti.

Ramy: "Ho pensato solo a salvare i miei compagni" - A parlare della drammatica esperienza anche Ramy Shaheta, uno dei tre studenti che ha chiamato polizia e carabinieri salvando i compagni. "Ho pensato solo a loro, volevo salvarli, ho cercato di tranquillizzarli, non mi importava cosa poteva succedere a me", racconta il 13enne. Sembra quasi non accorgersi del coraggio e della lucidità che ha avuto mentre era prigioniero sull'autobus il 13enne che mercoledì ha nascosto il cellulare all'autista sequestratore ed è riuscito a fare la prima telefonata al 112. "Non voglio farvi del male, diceva l'autista, ma voglio vendicare mia moglie e le mie tre figlie morte in mare", afferma lo studente rivivendo la giornata.

"All'inizio pensavamo a uno scherzo" - "Stavamo tornando a scuola dalla palestra. È arrivato quel tipo che non avevamo mai visto e ci ha detto di stare zitti e fermi - precisa Ramy -. Abbiamo pensato a uno scherzo, ma dopo ha legato i professori e gli studenti davanti. Poi ha preso i telefonini di tutti, io sono riuscito a nascondere il mio così ho potuto chiedere aiuto. Ho chiamato due volte la polizia, tre volte i carabinieri e uno volta mio padre finché sono arrivati. A quel punto ho dato il telefono all'autista perché non si sentisse in pericolo, gli ho detto che l'avevo trovato per terra".

"Da grande vorrei fare il carabiniere" - Intanto tranquillizzava gli amici spiegando loro che aveva parlato con i carabinieri che erano vicini. "Il momento più difficile è stato quando ha messo il coltello addosso ad un nostro compagno, già solo vedere il coltello ci ha fatto paura - continua -. Poi ci ha spaventati gettando la benzina per terra. Io ho temuto il peggio proprio quando sono arrivati i carabinieri perché lui era molto nervoso, aveva in mano l'accendino e ci minacciava dicendoci che era pronto ad accendere il fuoco. Ma i carabinieri sono arrivati al momento giusto e quando hanno spaccato i vetri abbiamo capito di essere salvi". "Da grande - infine racconta - vorrei fare il carabiniere".