Bimba morta di stenti a Milano, nel biberon nessuna traccia di sedativi
Dalla perizia effettuata in merito al caso della piccola, abbandonata per sei giorni dalla madre, non è stata trovata alcuna traccia di benzodiazepine
Nel biberon accanto a Diana Pifferi, la bimba morta di stenti a Milano sola in casa, non c'erano tranquillanti.
Non è stata trovata infatti alcuna traccia di benzodiazepine, secondo quanto emerge dalla perizia effettuata in merito al caso della piccola, abbandonata per sei giorni dalla madre. L'esame è stato effettuato con la formula dell'incidente probatorio su richiesta dei difensori, nell'inchiesta a carico di Alessia Pifferi. La donna, madre della piccola, è in carcere dal 21 luglio per omicidio volontario aggravato.
L'incidente probatorio, disposto nei mesi scorsi, è stato effettuato sul biberon con del latte, che la madre aveva lasciato, e su una bottiglietta d'acqua trovati nel letto di fortuna della bambina ed era stato allargato anche alle analisi nell'appartamento, su un pannolino, su un cuscino e sul materasso. Da nessuna parte, come risulta dalla perizia, sono state trovate tracce di tranquillanti, salvo ovviamente su una boccetta di En (un tranquillante appunto) che si trovava nella casa.
Dagli esiti della consulenza medico-legale, disposta dalla Procura, e in particolare dall'esame del capello, erano emerse, invece, tracce di benzodiazepine. I vicini avevano raccontato di non aver mai sentito la piccola piangere in quei giorni. Tracce di tranquillanti, però, non sono stati rinvenuti nel biberon. Si può ipotizzare, dunque, anche una contaminazione involontaria, e non una somministrazione diretta, che ha portato poi a rilevare una certa quantità di benzodiazepine nelle analisi medico legali.
"L'assenza di benzodiazepine nel biberon e nella bottiglietta di acqua - è il commento degli avvocati Solange Marchignoli e Luca D'Auria - dimostra che Alessia è sempre stata genuina nel suo racconto e, sul piano giuridico, che la premeditazione manca di elementi concreti, posto che sarebbe stato l'avvelenamento della piccola Diana".
Frammenti di gommapiuma, il materiale con cui era fatto il materasso, e del cuscino erano stati rinvenuti nello stomaco della piccola Diana. Segnali che la piccola, in preda alla fame, potrebbe aver iniziato a mordere quello che aveva attorno a sè. E non è escluso che questi frammenti possano aver anche provocato un'asfissia.
Intanto, i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro nelle prossime settimane, entro la fine di febbraio, chiederanno il processo con rito immediato per la 37enne. Si andrà davanti alla Corte d'Assise, perché la donna rischia la condanna all'ergastolo: è accusata di omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia di quasi un anno e mezzo, rimasta da sola in casa per 6 giorni.
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