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Liliana Segre: "L'offesa del no Green pass Capitani? La mia risposta è il silenzio"

Il leader del movimento "Primum non nocere" aveva usato parole dure contro la senatrice a vita durante una manifestazione no Green pass a Bologna. Le reazioni bipartisan nel mondo della politica

Era venerdì pomeriggio e Gian Marco Capitani, in piazza a Bologna, durante una manifestazione "no Green pass" diceva che Liliana Segre doveva "sparire da dove è". Dopo 24 ore, le scuse. "Mi sono espresso male, volevo solo esortarla a porsi contro ogni tipo di violenza, anche quella rivolta a chi non la pensa come lei" ha spiegato Capitani. A chiudere il capitolo, infine, è arrivata la risposta di Liliana Segre: il silenzio. 

 "Da parte di una persona che come ultimo atto della sua vita ha promosso una Commissione contro l'istigazione all’odio, la risposta ora è il silenzio": queste le parole della senatrice a vita, che ha quindi scelto di non ribattere.

 

Ma c’è chi la pensa diversamente, e i toni si fanno più accesi. Le scuse di Capitani non chiudono "la ferita aperta con gli insulti a Liliana Segre. Non è accettabile che la sacrosanta libertà di manifestare il proprio dissenso, che è giustamente garantita in democrazia, scenda sul piano della intolleranza verbale, come in questo caso", sottolinea Andrea De Maria, deputato Pd e segretario di Presidenza della Camera. Si aggiunge anche il deputato Roberto Bagnasco che parla di "vili attacchi", con i quali Capitani "cavalca la confusione e la frustrazione di donne e uomini che, tra le mille polemiche sorte in questi mesi, sono scettici nei confronti di vaccino e carta verde”. Per Lucia Azzolina, ex ministra dell'Istruzione 5 Stelle, le parole di Capitani sono "un’offesa alla nostra storia repubblicana e ai nostri valori morali e democratici", un attacco “non solo inopportuno ma vergognoso”.

 

Sul fronte no Green pass si osserva un tentativo di marcia indietro ma con la guardia alta. Riccardo Paccosi, attivista politico della sinistra, riconosce l’errore, "Avevamo detto che era meglio evitare di fare quel nome, lui si è scusato e per noi la questione è chiusa". Ma poi avverte: "Aspettano il minimo pretesto per criminalizzare questo movimento". Capitani, invece, ha cercato di raddrizzare il tiro ed intercettare la solidarietà della senatrice: "Non sono un razzista non ho mai negato la Shoah e di certo non sono antisemita. Ho provato ad interloquire con Lei nella certezza di poter trovare ascolto e mi son ritrovato giudicato per una singola parola. Nell'ultimo anno e mezzo non si contano le frasi violente e le istigazioni alla violenza espresse nei confronti di chi ha una diversa opinione sulla campagna di vaccinazione di massa in corso. A reti unificate, 24 ore su 24, si è scatenata un’autentica campagna d’odio che, temo, abbia fatto molto male al Paese”. 

 

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