Migranti, Cassazione: Carola Rackete rispettò l'obbligo di soccorso in mare
Gli ermellini: il suo dovere di soccorrere i naufraghi "non si esaurisce" sottraendoli "al pericolo di perdersi in mare, ma comporta lʼobbligo accessorio di sbarcarli
Il capitano della Sea Watch Carola Rackete ha rispettato "l'obbligo di prestare soccorso in mare" entrando nel porto di Lampedusa con la sua nave carica di migranti perché il suo dovere di soccorrere i naufraghi "non si esaurisce" sottraendoli "al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l'obbligo accessorio di sbarcarli in un luogo sicuro". Lo afferma la Cassazione nelle motivazioni del no all'arresto per aver forzato il blocco navale della Gdf.
Secondo gli ermellini è stata legittimamente esclusa la natura di nave da guerra della motovedetta perché al comando non c'era un ufficiale della Marina militare, come prescrivono le norme, ma un maresciallo delle Fiamme Gialle. Dunque Rackete ha agito in maniera "giustificata" dal rischio di pericolo per le vite dei migranti a bordo della sua nave.
"Oggi la Corte di Cassazione ha reso note le motivazioni della decisione. Il mio arresto a giugno è stato illegittimo perché 'secondo il diritto marittimo, il dovere di soccorso termina in un porto sicuro". Ha scritto così su Twitter la capitana Carola Rackete.
La reazione della Lega non si è lasciata attendere. "Se la sentenza della Cassazione fosse davvero così come leggiamo dalle anticipazioni di agenzia sarebbe davvero sorprendentemente grave. Vorrebbe dire che non solo il decreto sicurezza bis potrebbe essere aggirato ma vorrebbe anche dire che le leggi del Parlamento per tutelare la sicurezza nazionale potrebbero essere tranquillamente superate con una sentenza", hanno scritto in una nota i capigruppo della Lega di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Matteo Salvini ha commentato: "Voglio leggere bene questa sentenza della Cassazione perché se è vero quello che leggo, che si può speronare una nave della Guardia di Finanza con a bordo cinque militari della guardia di finanza, è un principio pericolosissimo per l'Italia e per gli italiani".
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