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La ex compagna gli impedisce di vedere la figlia: a pagare i danni sarà l'Italia

La Corte europea dei diritti dellʼuomo ha stabilito che il padre, un 46enne del Veneziano, debba essere risarcito con 23mila euro dallo Stato, che non è intervenuto per garantire i suoi diritti

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-afp

Dopo la separazione ha avuto enormi difficoltà a vedere la figlia, che la ex compagna gli aizzava addirittura contro. E ora, a 11 anni di distanza, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che a pagare 23mila euro di danni all'uomo, un 46enne del Veneziano, debba essere lo Stato italiano. Che non ha " adottato le misure idonee per creare le condizioni necessarie per la piena realizzazione del diritto di visita del padre della minore".

La coppia, riporta Il Gazzettino, si era separata nel 2009, e la madre si era trasferita nel Padovano con la figlia di 3 mesi. E fin da subito l'uomo aveva iniziato a segnalare al tribunale di avere difficoltà nell'esercitare il proprio diritto di incontrare la figlia. E così, tra litigi e intervento dei servizi sociali, erano trascorsi i primi anni. All'inizio del 2014 il tribunale aveva attribuito alla madre l'affidamento esclusivo, ma già pochi mesi dopo i giudici erano dovuti intervenire nuovamente ammonendo la donna in merito al mancato rispetto del diritto di visita da parte del padre.

 

Pochi mesi ancora, e nel 2015 il tribunale aveva disposto la custodia congiunta della figlia, senza però ottenere risultati. Tanto che nel 2017 gli assistenti sociali avevano dovuto riferire al giudice tutelare che la madre stava "manipolando la minore al fine di aizzarla" contro il padre. E l'anno successivo, nel 2018, la bambina, che ormai aveva 9 anni, era stata affidata nuovamente ai servizi sociali. Ma a questo punto il padre aveva presentato ricorso contro lo Stato italiano alla Corte europea.

 

Ora, dopo anni di tribolazioni, i magistrati di Strasburgo hanno dato ragione all'uomo, perché le autorità italiane "nonostante la perizia che metteva in luce l' influenza nefasta della madre sulla minore e la necessità di intervenire affinché egli potesse mantenere un legame con sua figlia, le autorità non hanno trovato soluzioni. Il padre ha potuto esercitare il suo diritto di visita soltanto in maniera molto limitata a causa dell' opposizione della madre della minore, e quest' ultima ha così potuto mandare a monte qualsiasi progetto di riavvicinamento previsto».

 

E nonostante la Corte europea riconosca che la lesione del diritto genitoriale del madre sia stata "imputabile soprattutto all' evidente rifiuto" della mamma, i giudici hanno ritenuto che "una mancanza di collaborazione tra i genitori separati non può dispensare le autorità competenti dal mettere in atto tutti i mezzi che possano permettere il mantenimento del legame familiare". Mentre invece i magistrati italiani "non hanno adottato misure concrete e utili" per risolvere il problema, e anzi hanno "tollerato per circa otto anni che la madre, con il suo comportamento, impedisse che si instaurasse una vera e propria relazione tra il ricorrente e la figlia". Il 46enne ha quindi diritto, è la conclusione della Corte, a un risarcimento di 13mila euro per il danno morale (lui ne aveva chiesti 150mila) più 10mila per le spese sostenute.

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