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L'untore Hiv di Ancona ai domiciliari, l'ex fidanzata contagiata: "Potrei trovarmi faccia a faccia con lui in ospedale"

"Tutto questo non è normale, lo trovo inconcepibile, inaccettabile", spiega la donna

E' uscito dal carcere ed è agli arresti domiciliari l'untore di Ancona, Claudio Pinti, autotrasportatore di Montecarotto (Ancona) condannato a 16 anni e 8 mesi per omicidio volontario (della ex compagna, morta di Aids) e lesioni gravissime alla ex fidanzata per aver trasmesso alle due donne l'Hiv con rapporti non protetti senza informarle che era sieropositivo. La notizia dei domiciliari ha suscitato un lungo sfogo sui social dell'ex fidanzata Romina Scaloni. Anche perché l'uomo sarà curato nello stesso ospedale in cui è seguita lei. "Potrei incontrarlo lì", spiega Scaloni.

La Corte di Assise di Appello ha accolto la richiesta dei domiciliari presentata dall'avvocato Massimo Rao Camemi, dettata anche dalle condizioni di salute di Pinti, incompatibili con il regime carcerario. Il presidente della Corte Giovanni Treré ha motivato la decisione, spiegando che Pinti, che aveva ammesso di aver fatto sesso non protetto con 200 donne e che ha sempre negato l'esistenza dell'HIV, ha abbandonato la tesi negazioniste e quindi non c'è il rischio di reiterare il reato. Ha anche accettato una cura. Per andare all'ospedale sarà sufficiente "comunicare orari di uscita e rientro" all'autorità giudiziaria. 


Il procuratore generale Sergio Sottani ha presentato appello al Riesame. "Non riteniamo incompatibile la permanenza a Rebibbia - spiega Sottani -, può essere curato dal carcere". Il Riesame ha una ventina di giorni di tempo per esprimersi. Intanto la decisione del presidente Treré resta perché la richiesta della Procura non ha valore sospensivo. Se il riesame poi accoglierà la richiesta della Procura, Pinti ritornerà in cella.


Lo sfogo dell'ex fidanzata - Scaloni, che lo aveva denunciato, ha lamentato di essere stata "tradita" dalla giustizia. Pinti "è quella persona che mi ha fatto tanto male e mi ha distrutto la vita, la stessa persona che ha ucciso una donna di 32 anni, madre della loro figlia, la stessa persona che ha devastato e rovinato la vita di quella bimba. Oggi mi sento come nel maggio 2018, quando venni a conoscenza della patologia che aveva", dichiara in un video pubblicato sul suo profilo Facebook.


"Un detenuto ai domiciliari può avere tante possibilità, tra cui quella di fuggire. Potrei ritrovarmelo qui. Forse i giudici non hanno pensato che l'hanno autorizzato ad andare da solo e liberamente nell'ospedale per curarsi, lo stesso ospedale dove vado io per trattare l'Hiv. In quegli ambulatori ci potremmo incontrare. Tutto questo non è normale, lo trovo inconcepibile, inaccettabile", aggiunge.

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