Il caso

Ucciso e fatto a pezzi a Gemona, la madre e il rapporto con la nuora: "È la figlia che non ho mai avuto" | E spunta un altro movente

"Forse in questo legame eccezionale può esserci la spiegazione di ciò che è accaduto", fa sapere il legale di Lorena Venier, per la quale è stata disposta la custodia in carcere. Maylin è in una struttura protetta

02 Ago 2025 - 22:14

"Mailyn è la figlia femmina che non ho mai avuto". È quanto ha detto agli investigatori Lorena Venier, l'infermiera di Gemona (Udine) che ha ammesso di aver ucciso e fatto a pezzi il figlio, Alessandro Venier, di 35 anni, assieme alla compagna di lui, la cittadina colombiana Mailyn Castro Monsalvo. "Forse in questo legame eccezionale - ha fatto sapere l'avvocato difensore della Venier, Giovanni De Nardo - può esserci la base e la spiegazione di ciò che è accaduto, anche se non intendo specificare altri particolari, che appartengono al segreto istruttorio". E spunta un altro movente, quello del trasferimento del 35enne in Colombia prima di una condanna definitiva che gli avrebbe impedito l'espatrio.

Maylin in una struttura protetta - Le due donne sono accusate di omicidio pluriaggravato in concorso, vilipendio e occultamento di cadavere. La gip di Udine Mariarosa Persico ha convalidato l'arresto e disposto la misura cautelare in carcere per Lorena, mentre per Maylin è scattata la custodia attenuata in una struttura protetta come previsto per le madri di figli d'età inferiore all'anno.

Il trasferimento in Colombia

 L'uccisione di Alessandro è avvenuta alla vigilia della partenza per la Colombia, il luogo dove l'uomo aveva deciso di andare a vivere con la compagna e la figlia di sei mesi: una scelta che non sarebbe stata condivisa né da Mailyn né da Lorena. La prima non avrebbe voluto tornare nel suo Paese, mentre la seconda non avrebbe voluto separarsi dalla piccola con la quale il legame sarebbe stato ancora più forte di quello con la nuora. 

Uomo ucciso in casa e fatto a pezzi da madre e compagna: shock a Gemona del Friuli

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Su Alessandro pendeva tuttavia una condanna che stava per diventare esecutiva e che gli avrebbe impedito l'espatrio, dopo una serie di piccoli reati commessi in tempi diversi. Per questa ragione, avrebbe affrettato il trasferimento definitivo in Colombia assieme alla convivente e alla loro bambina di sei mesi. Lo apprende l'Ansa da fonti investigative. Nella fattispecie la condanna era conseguenza del reato di lesioni personali gravi (non causate peraltro per un eccesso di difesa); l'uomo aveva poi collezionato denunce per coltivazione di sostanze illecite e attività non autorizzata di recupero di residuati bellici. Nel passato, da giovane, alle scuole superiori gli era stato contestato il reato di procurato allarme e quello di minacce; più tardi sarebbe stato protagonista anche di un episodio violento nei confronti di un ex collega, in paese. E poi, maltrattamenti di animali e numerosi atti di esibizionismo, alcuni dei quali sono divenuti virali nelle ultime ore, con video che hanno già migliaia di visualizzazioni.

L'uomo considerato un peso dalle due donne?

 Secondo gli inquirenti, la solidarietà tra le due donne deriverebbe anche dal fatto che Alessandro sarebbe stato considerato un peso da entrambe. L'uomo non avrebbe mai avuto un lavoro fisso, si sarebbe arrangiato con qualche lavoretto. E questa situazione, che non gli avrebbe permesso di portare a casa uno stipendio sicuro, sarebbe stata motivo di screzi quotidiani in famiglia.

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