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Fdv-Cgil: l'Italia invecchia, tra 20 anni mancheranno 6,8 milioni di lavoratori

"Il nostro Paese - sottolinea la ricerca - privo dell'energia delle giovani generazioni sconterà nel medio e lungo periodo un deficit di crescita"

LʼItalia invecchia: tra 20 anni mancheranno quasi 7 milioni di lavoratori

L'Italia che invecchia e in crisi demografica dovrà fare i conti anche con le conseguenze sul mercato del lavoro.

Come si legge in una ricerca della Fondazione di Vittorio della Cgil, "fra vent'anni il bacino dei potenziali lavoratori subirà una netta diminuzione, -6,8 milioni di persone, mentre la popolazione non in età da lavoro (under 15 e over 64) registrerà una robusta crescita, +3,8 milioni di persone". L'effetto demografico inoltre, sottolinea la Fondazione, incide anche sul tasso ufficiale di occupazione.

 

 

Secondo i due ricercatori della Fondazione, Beppe De Sario e Nicolò Giangrande,  "la recente crescita del tasso di occupazione è un effetto ottico determinato solo in parte dalla crescita degli occupati e, in misura non trascurabile, dalla contrazione della popolazione in età lavorativa. La diminuzione della popolazione "è un fenomeno ormai consolidato: le stime a vent'anni indicano infatti una riduzione della popolazione residente in Italia da 59,0 milioni del 2022 ai 56,0 milioni previsti nel 2042 (-3,0 milioni, -5,0%) e un aumento dell'età media da 46,2 anni a 50,0 anni.

 

"L'indubbia crisi demografica italiana avrà un impatto sulla quantità dell'offerta di lavoro e sulla composizione anagrafica degli occupati con delle ripercussioni sulla produttività, sull'assistenza e sulla previdenza. Un'Italia priva dell'energia delle giovani generazioni sconterà nel medio e lungo periodo un deficit di crescita, non solo per il calo dei nuovi nati ma anche per le scarse capacita' dimostrate finora dal nostro Paese di valorizzare gli immigrati e creare le condizioni per una loro integrazione e stabile permanenza.

 

Per il presidente della Fondazione Fulvio Fammoni "è  bene inoltre ricordare che mediamente ogni anno circa 100mila persone emigrano dall'Italia verso l'estero, in cerca di un salario migliore ma anche di poter svolgere il lavoro per il quale si sono formati e che in Italia raramente gli viene proposto. Si tratta per circa un terzo di giovani in età compresa tra 25 e i 34 anni e con un'alta percentuale di laureati o con titolo di studio superiore. Peraltro, i dati dei trasferimenti anagrafici, come quelli degli iscritti all'AIRE, sono fortemente sottostimati".

 

Inoltre "altro aspetto fondamentale sono le politiche migratorie in ingresso. Gli immigrati senza titolo valido di soggiorno presenti sul territorio nazionale ammontano mediamente a 5- 600 mila persone. La sanatoria del 2021 ha raccolto circa 220 mila domande in gran parte ancora non evase, ma non è difficile prevedere che da allora il bacino degli "irregolari per forza" che si preferisce mantenere in clandestinità e non far emergere per tornaconto di chi li sfrutta, si è ricostituito. Si precludono cosi' diritti e condizione materiale di quelle persone ma si priva anche lo Stato di un importante quantità di risorse in tasse e contributi". 

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