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Fase 2, a Padova parrucchieri si incatenano al negozio per protesta: "Non possiamo rimanere chiusi ancora"

"Speravamo in una ripartenza a maggio, per la quale siamo già attrezzati, attendere fino a giugno è insostenibile", hanno detto i titolari del salone "La Dolce Vita"

Si sono incatenati all'esterno del proprio negozio in segno di protesta contro le misure anti-contagio che - anche nell'ultimo Dpcm - impediscono la riapertura della loro attività commerciale. E' accaduto a Padova e protagonisti della rivolta sono due parrucchieri, titolari del salone "La Dolce Vita". "Non possiamo rimanere chiusi ancora - hanno detto Agostino Da Villi e Stefano Torresin - siamo pronti per aprire, rispetteremo le norme, ma non possiamo rimanere fermi".

I due titolari si sono legati ai polsi e al corpo una catenella di quelle usate per le delimitazioni nelle file e hanno spiegato in una conferenza stampa improvvisata i motivi della protesta.

 

Il salone, hanno spiegato i due titolari, è già stato attrezzato con divisori in plexiglass, e sono state predisposte le altre misure per il rispetto del distanziamento e l'impiego dei dispositivi di sicurezza. "Noi parrucchieri - ha detto Torresin, come riporta Padova Oggi - siamo abituati a lavorare secondo le norme di igiene e abbiamo tutto il materiale per riprendere: visiere, camici, guanti, gel igienizzante. Conte vuole farmi credere che un locale di cento metri quadri con due lavoratori e due clienti è meno sicuro di un autobus con 20 persone?".

 

"Ogni mese abbiamo una spesa fissa di 20mila euro - ha aggiunto Torresin - siamo due soci e abbiamo tre dipendenti, con le banche non c'è dialogo e non possiamo certo permetterci di fare altri debiti, i soldi dallo Stato non sono ancora arrivati, speravamo in una ripartenza a maggio, per la quale siamo già attrezzati, attendere fino a giugno è insostenibile, chiediamo alla Regione che volga lo sguardo a noi. Siamo disposti a fare turni, ma ora dobbiamo aprire".
 

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