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I sindacati: "stanziare i fondi necessari alla continuità operativa dell'azienda per garantire il pagamento delle utenze, dei salari e delle fatture delle imprese terziste e assicurare la prosecuzione delle bonifiche ambientali"
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I lavoratori di Eurallumina di Portovesme nel Sulcis, "esasperati dall'inerzia istituzionale", hanno deciso una clamorosa protesta. Un gruppo di operai ha deciso di salire sul silo numero 3, a circa 40 metri di altezza. Cgil, Cisl e Uil sostengono questa nuova iniziativa di lotta e chiedono che Mimit, Csf, Mef e presidenza del Consiglio intervengano subito per "stanziare i fondi necessari alla continuità operativa di Eurallumina, come previsto dalla legge, per garantire il pagamento delle utenze, dei salari e delle fatture delle imprese terziste e assicurare la prosecuzione delle bonifiche ambientali". L'azienda produce allumina (ossido di alluminio) attraverso la raffinazione della bauxite nel suo stabilimento sardo. Si tratta di un prodotto intermedio nella filiera produttiva dell'alluminio, da cui si ricava successivamente il metallo.
Nonostante i progressi recenti, tra cui l'emanazione del nuovo Dpcm Energia Sardegna del 12 settembre 2025, resta un ostacolo decisivo al rilancio dello stabilimento: la mancata revoca delle sanzioni patrimoniali disposte dal Comitato di Sicurezza Finanziaria nei confronti di Eurallumina l'8 maggio 2023, che ha comportato l'affidamento della gestione dello stabilimento all'Agenzia del Demanio. I lavoratori denunciano una disparità di trattamento rispetto ad altre aziende europee del gruppo Uc Rusal (in Svezia, Germania, Irlanda), dove i governi hanno scelto di tutelare le imprese strategiche mantenendole operative. Inoltre, sottolineano come la gestione finanziaria dello stabilimento, pari a oltre 20 milioni annui, sia stata sostenuta fino a settembre 2025 dalla stessa Rusal, mentre la normativa prevedrebbe fondi ministeriali tramite l'Agenzia del Demanio.
Il 6 novembre Eurallumina aveva fissato al 12 novembre la scadenza per ottenere certezze sullo stanziamento dei fondi necessari. La mancata risposta ha portato al rinvio del Consiglio di Amministrazione previsto per il 14 novembre. Dopo che la richiesta di incontro urgente inviata il 10 novembre al ministro Urso è rimasta senza riscontro, l'assemblea dei lavoratori ha proclamato lo stato di mobilitazione generale e permanente. Senza le risorse ministeriali, l'azienda potrebbe essere costretta a liquidazione o fallimento, con conseguenze irreversibili per circa 1.500 posti di lavoro equivalenti e per l'intero territorio del Sulcis.