La Corte d'Assise di Latina ha escluso la premeditazione, ma ha riconosciuto i motivi abietti e futili. Il duplice delitto a Cisterna di Latina risale al febbraio 2024
Christian Sodano, 28 anni, finanziere in servizio, è stato condannato all'ergastolo per il duplice omicidio di Nicoletta Zomparelli e Renèe Amato, rispettivamente madre e sorella della sua ex compagna Desirèe. Il dramma si consumò il 13 febbraio 2024 a Cisterna di Latina, nel quartiere San Valentino, quando l'uomo fece irruzione nella loro abitazione armato della pistola di ordinanza. La ex fidanzata riuscì a salvarsi, fuggendo dall'appartamento.
La sentenza è stata pronunciata dalla Corte d'Assise di Latina al termine della camera di consiglio: il giudice Gian Luca Soana ha letto il dispositivo che condanna il militare alla massima pena prevista dal codice. La corte ha escluso l'aggravante della premeditazione, ma ha riconosciuto quella dei motivi abietti e futili, accogliendo in pieno la richiesta della Procura.
Il processo, celebrato davanti alla Corte d'Assise, si è concluso con una condanna severa. I giudici hanno ritenuto Sodano responsabile di duplice omicidio volontario aggravato. A nulla è valsa la linea difensiva degli avvocati Lucio Teson e Leonardo Palombi, che avevano puntato a escludere le aggravanti. La pubblica accusa, rappresentata dalla Procura di Latina, aveva chiesto fin dall'inizio l'ergastolo, ritenendo il gesto di Sodano espressione di una violenza inaudita e priva di giustificazione.
La sera del 13 febbraio 2024, Christian Sodano raggiunse l'abitazione della famiglia della sua ex nel quartiere San Valentino di Cisterna di Latina. Con la pistola d'ordinanza sparò prima contro Nicoletta Zomparelli, 54 anni, e poi contro Renèe Amato, 19 anni. Secondo quanto emerso in aula, la sorella della ex venne colpita anche quando era a terra perché "si muoveva" e l'uomo non voleva "che soffrisse". Una frase riportata agli atti dagli investigatori e confermata nel corso delle indagini. Renèe aveva anche salvato la sorella perché ha fatto da scudo.
Desirèe, la ex fidanzata, riuscì a mettersi in salvo, fuggendo dall'abitazione poco prima che l'uomo aprisse il fuoco. Fu lei a dare l'allarme, consentendo ai carabinieri di intervenire rapidamente. Sodano venne fermato poco dopo e confessò l'accaduto agli inquirenti. Agli investigatori spiegò di avere agito in preda a una crisi personale e di avere usato la pistola in dotazione al servizio.
Durante il processo, il pubblico ministero sottolineò la gravità del delitto, definendolo un gesto motivato da futili e abietti motivi, scaturiti dalla fine della relazione sentimentale con la giovane Desirèe. La Procura rimarcò la pericolosità sociale dell'imputato, chiedendo la massima pena. La Corte ha condiviso integralmente questa impostazione, accogliendo la richiesta della pubblica accusa. Se da un lato la corte ha escluso la premeditazione, ritenendo che non ci fossero prove sufficienti a dimostrarla, dall'altro ha riconosciuto pienamente le aggravanti contestate. La condanna all'ergastolo tiene conto della brutalità del gesto e della totale sproporzione tra i motivi scatenanti e la gravità del crimine. Con la sentenza, la vicenda giudiziaria segna un punto fermo: per Christian Sodano si apre ora un percorso segnato dalla pena detentiva più severa prevista dall'ordinamento.