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Strage di Ustica, a Tgcom24 il ricordo di Anna Maria Calia: "Dovevo essere su quell'aereo, io e mia figlia vive per miracolo"

Per la 76enne siciliana ogni 27 giugno "il dolore torna a farsi sentire: la mia vicina di casa partì con tre figli e sorella. Eʼ una ferita ancora aperta, nessuno sa cosa è successo"

"Quel venerdì 27 giugno del 1980, su quel Dc9 Itavia abbattuto a Ustica, dovevo fare il mio primo volo: avrei portato mia figlia Manuela, 40 giorni, a far conoscere i nonni e i parenti di Castelvetrano (Trapani); il destino mi fece comprare il biglietto per il giorno dopo e posso dire che è stato un miracolo. E' questo il pensiero che mi accompagna da 40 anni". Ha desiderio di ricordare a Tgcom24 quei fatti che costarono la vita a 81 persone  Anna Maria Calia, siciliana di 76 anni da oltre 50 a Bologna, ma la voce è spesso rotta dall'emozione. "Dovevo essere su quell'aereo. Io poi all'ultimo cambiai idea, mentre la mia amica e vicina di casa partì, con i suoi tre figli di 9 e 6 anni e l'ultimo di 9 mesi, e sua sorella di 17 anni", aggiunge addolorata in un lutto che si rinnova ogni volta nella memoria.

Lei e la sua secondogenita dovevate essere su quel volo maledetto. Il destino ha voluto diversamente.
"Sì, ma il cambio di programma lo conoscevano solo i miei parenti più stretti che dovevano venirmi a prendere all'aeroporto di Palermo. Tutti gli altri famigliari e vicini di casa, qui a Bologna e lì a Castelvetrano, quando hanno saputo dell'aereo caduto in mare hanno subito pensato che anch'io fossi tra le vittime con la mia ultima bimba e mio marito, mentre la figlia più grande, di 8 anni, era già in Sicilia dai nonni e ci aspettava. Sarebbe stata l'unica sopravvissuta di tutta la mia famiglia".

 

Una fatalità vi ha salvati?
"Avevamo pensato di acquistare il biglietto per quel venerdì. Mio marito, però, che lavorava alla Fiat, a pochi giorni dalla partenza, aveva deciso che non valeva la pena uscire prima dal lavoro per un periodo di ferie che comunque sarebbe stato lungo e preferiva farsi il viaggio in treno. Ma io avevo una bimba di 40 giorni e, pur se sarebbe stato il mio battesimo dell'aria, non avrei affrontato un viaggio così lungo in cuccetta da Bologna a Trapani. Così, pensai: 'Devo viaggiare da sola, parto con calma sabato, non mi cambia nulla mezza giornata in più o in meno e mi faccio accompagnare comodamente all'aeroporto..'. Questo cambio di programma ci ha salvato la vita".

 

Salvò la sua vita, ma il lutto la colpì lo stesso.
"Nessun imprevisto, contrattempo fermò purtroppo la mia amica e vicina di casa, anche lei originaria di Castelvetrano, figlia di un'amica di mia madre. Lei partì quella sera con i suoi tre figli e sua sorella che dalla Sicilia era venuta a Bologna per festeggiare la promozione scolastica. Il terzo figlio di 9 mesi fu la vittima più piccola. Ricordo che il suo corpicino fu recuperato intatto, con il ciuccio appeso al collo e fu restituito subito alla famiglia che celebrò proprio a Castelvetrano i funerali. Dalla casa della nonna alla chiesa fu un corteo lunghissimo, partecipai anch'io, uno strazio, un paese in lutto per un'intera famiglia distrutta. E ogni anno si celebra la memoria".

 

Ma il giorno dopo la tragedia partì lo stesso alla volta della Sicilia?
"Sentii la notizia la mattina, mentre mi preparavo per andare in aeroporto. A quel punto fui presa dal panico. Non capivo più niente. Ero incredula. Sapevo che su quell'aereo c'era la mia amica con la sua famiglia. Non sapevo più che fare, se partire o rinunciare. Mio padre e mio fratello mi convinsero a volare lo stesso. Con il magone e mia figlia tra le braccia salii sul Dc9 del giorno dopo. Fu il primo volo dopo la strage".

 

Ustica, la mappa del cielo prima della strage

Se ripensa a Ustica, cosa le viene in mente?
"Una ferita ancora aperta. Nessuno sa cosa è successo".

 

E cosa prova ricordando quei fatti?
"Allora rimasi davvero impressionata, molto scossa. Per fortuna poi i brutti pensieri svaniscono piano piano quando la fai franca. Perché alla fine non ci è successo niente e di tempo per fortuna ne è passato. Ma rischiammo la vita anche al ritorno":

 

Anche al ritorno?
"Sì. Ci trattenemmo in Sicilia a lungo, festeggiammo il mio compleanno il 17 luglio e battezzammo Manuela, come avevamo programmato; mio marito ci raggiunse in treno e tornammo insieme a Bologna, sempre in treno, alla fine di quelle vacanze, il primo agosto. Poche ore prima della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto. Ci andò bene anche quella volta, ma quell'anno fu davvero terribile. Se penso che io e la mia famiglia siamo ancora qui solo per questione di un giorno... una volta quello dopo, una volta quello prima".

 

Ma smise di viaggiare per la paura?
"No, tutti gli anni torno in Sicilia e stavolta solo il Covid-19 ha rimandato la mia partenza. L'anno scorso sono andata a trovare Manuela che da cinque anni vive in Australia con la sua famiglia".

 

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