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Carabinieri Piacenza, nel mirino anche i superiori | Rimosso dall'incarico il comandante provinciale

Sequestrati gli ordini di servizio delle operazioni dei carabinieri arrestati. La procura vuole capire perché i comandi, ai diversi livelli, non abbiano mai avuti sospetti sullo "zelo" eccessivo di Montella e compagni

Montella e il suo gruppo facevano il bello e il cattivo tempo nella caserma di Piacenza, con arresti illeciti e spaccio di droga. Possibile che questo loro modo di operare sia sfuggito ai vertici, ai diversi livelli, dell'Arma? E' la domanda che si pongono gli inquirenti. La procura ora vuole vederci chiaro anche nella catena di comando. Sequestrati, infatti, gli ordini di servizio delle operazioni dei carabinieri arrestati. 

Non solo. I magistrati controlleranno anche i certificati di encomio formale, dati a Montella e ai colleghi, per i numerosi arresti effettuati. Questi encomi, che provenivano dai comandi di Bologna ma su proposta del comando provinciale di Piacenza, certamente aiutavano la carriera del gruppo, che si distingueva così per "zelo" e impegno nelle operazioni. 

 

Rimosso dall'incarico il comandante provinciale Intanto Il comandante provinciale dei carabinieri di Piacenza, Stefano Savo, è stato rimosso dall'incarico a seguito dell'indagine "Odysseus" condotta dalla Guardia di Finanza che ha portato di fatto all'azzeramento della caserma Levante di via Caccialupo. Savo, che è estraneo ai fatti dell'inchiesta, è arrivato a Piacenza lo scorso novembre; ha accettato la decisione e lascerà la guida del reparto operativo e del nucleo investigativo nelle prossime ore.

 

Nel 2018 ricevettero un encomio solenne La stazione Levante di Piacenza nel 2018 ricevette, infatti, un encomio solenne. Alla festa il comandante della Legione Emilia-Romagna premiò i carabinieri "per essersi distinti per il ragguardevole impegno operativo ed istituzionale e per i risultati conseguiti soprattutto nell'attività di contrasto al fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti". 
    

Il sequestro della caserma, per la prima volta in Italia, è stato deciso, spiegano dalla procura, proprio per poter accedere a tutti i documenti e verificare se la catena di comando non sia stata esente da omissioni, o, peggio ancora, da complicità, nonostante l'Arma preveda ispezioni settimanali e mensili da parte dei superiori per evitare comportamenti scorretti o illeciti. 

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