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Femminicidio Bologna, ancora insulti per Alessandra Matteuzzi: "Gli hater giustificano l'omicidio"

"Cercano di giustificare l'assassino addossando a lei chissà quale responsabilità nell'averlo fatto uscire di testa. Questo perché era una donna disinvolta, che indossava minigonne e sceglieva di vivere fuori dai canoni", commenta l'avvocato della famiglia

Bologna, donna massacrata dal compagno

Ancora insulti per Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa a Bologna dall'ex compagno, il calciatore 27enne Giovanni Padovani, il 23 agosto.

Il 25 novembre, nella Giornata contro la violenza sulle donne, nel Parco Zaniboni, è stata inaugurata una panchina rossa in memoria della vittima di femminicidio. In quell'occasione, come riporta Il Resto del Carlino, gli hater sono tornati all'attacco sui social. Alcuni utenti giustificavano il gesto di Padovani. Per questo, la famiglia ha annunciato di voler procedere con nuove querele (già a ottobre aveva denunciato 25 hater).

 

"Si tratta di commenti chiari, ma subdoli: senza insulti diretti ad Alessandra, cercano di giustificare l'assassino addossando a lei chissà quale responsabilità nell'averlo fatto uscire di testa. Questo perché era una donna disinvolta, che indossava minigonne e sceglieva di vivere fuori dai canoni. A 56 anni ti vogliono a casa a fare i centrini", ha commentato l'avvocato della famiglia Matteuzzi, Chiara Rinaldi

 

I commenti - "Non era una santa neppure lei", "Comunque come andava conciata", "Chissà cosa gli ha fatto per arrivare a questo", sono alcuni dei commenti apparsi sui social, come riporta la Repubblica Bologna.

 

Il caso - Alessandra Matteuzzi è stata uccisa il 23 agosto sera. L'ex compagno, Giovanni Padovani, è stato arrestato e da allora si trova nel carcere della Dozza, a Bologna. Padovani era stato denunciato dalla vittima per stalking il 29 luglio. 

 

Dalla panchina per Alessandra rubati i fiori della sorella - Inoltre, la settimana scorsa, dalla panchina rossa in memoria di Matteuzzi è stata rubata la composizione di fiori posta dalla sorella, Stefania, e il biglietto con scritto "Alessandra, la tua storia fa rumore, resterai sempre nei nostri cuori". Ad accorgersene è stata la stessa sorella della vittima, che si è recata nel parco Zaniboni per fissare la composizione alla panchina e ha constatato con grande sconforto che qualcuno l'aveva rubata.   

  

La panchina è vicino alla casa dove è stata uccisa Alessandra. L'inaugurazione, alla presenza di istituzioni, familiari e amici della donna, aveva rappresentato un simbolo per Bologna nella Giornata internazionale contro la violenza di genere. 

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