Bologna, avvelenano e uccidono amico per derubarlo: fermati marito e moglie
Secondo gli inquirenti, i due, accusati di morte come conseguenza di altro delitto e rapina, avrebbero preso il bancomat della vittima e prelevato 1.900 euro
Avrebbero avvelenato un amico per stordirlo e rapinarlo, ma la vittima, Vito Balboni, 63 anni, è morta dopo una lunghissima agonia. E' la terribile accusa a carico di un coppia, marito e moglie, in stato di fermo. I due avrebbero fatto assumere al 63enne dosi massicce di Rivotril e Nozinan somministrati in una birra. A conferma della premeditazione, la donna pochi giorni prima si sarebbe fatta prescrivere dal medico psicofarmaci.
Secondo gli inquirenti, i due, accusati di morte come conseguenza di altro delitto e rapina, avrebbero preso il bancomat della vittima e prelevato 1.900 euro.
Balboni, trovato dentro la sua auto senza vita dopo diversi giorni il suo decesso, è morto per arresto cardiaco, ma secondo quanto è emerso dall'autopsia sarebbe rimasto in stato comatoso per molte ore prima che il cuore cedesse.
I due si erano sposati da poco e la donna era uscita dal carcere la scorsa primavera dopo avere scontato una pena di 6 anni: era stata condannata per avere narcotizzato con un caffè adulterato e poi rapinato un venditore porta a porta che nel 2013 era andato a casa sua, a Monghidoro, per fare la dimostrazione di un elettrodomestico. In quel caso l'uomo si era salvato. Per lunedì è in programma l'udienza di convalida del fermo dei due coniugi.
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