Eitan, a un anno dalla tragedia del Mottarone la famiglia materna non si arrende: "Continueremo a lottare per lui"
Il nonno: "Non abbiamo mai rinunciato e non rinunceremo mai al diritto di far parte della sua vita e alla possibilità che lui torni in Israele"
"Eitan è con noi, nei nostri cuori e nei nostri pensieri.
Continueremo a lottare per lui perché cresca in Israele, la sua casa naturale, casa della sua famiglia, luogo di sepoltura dei suoi genitori e del fratellino". Lo afferma, in una nota, la famiglia materna del piccolo, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, avvenuta un anno fa. Il bambino, dopo una lunga battaglia legale, si trova ora in Italia con la zia paterna Aya Biran.
Anche se "siamo stati condannati" ad essere distanti da Eitan e a limiti di tempo per parlargli "non abbiamo mai rinunciato e non rinunceremo mai - prosegue la nota - al diritto di far parte della sua vita e alla possibilità che lui torni in Israele. Le discussioni legali in Italia sono ancora in corso e speriamo che la corte di Milano e le persone che si occupano degli affari di Eitan abbiano a cuore il suo bene e correggano la terribile ingiustizia causata a lui e a noi".
Sul nonno materno Shmuel Peleg e su un presunto complice pende un mandato d'arresto internazionale emesso dalla magistratura di Pavia per il rapimento del piccolo Eitan. Ma la famiglia materna ricorda che "è passato un anno dall'orribile disastro in Italia" in cui hanno perso la vita cinque persone della famiglia.
"Al buio e nella terribile oscurità che ci copriva la vita, continuava a illuminarci un riflettore di speranza: il nostro amato Eitan. Un piccolo bambino che ha mostrato di essere un combattente gigantesco e che ha conquistato la vita in maniera miracolosa".
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