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Delitto Attanasio, il commando omicida: "Non sapevamo dell'ambasciatore, volevamo rapire uomini bianchi"

La Procura di Roma interroga in Congo i presunti responsabili della morte del diplomatico italiano Luca, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista Mustafa Milambo

"Non sapevamo ci fosse un diplomatico, volevamo fare un semplice sequestro a scopo di estorsione e aspettavamo i primi uomini bianchi".

È la sintesi - in base a quanto riporta Il Corriere della Sera - di quanto hanno detto agli inquirenti i banditi che, il 22 febbraio 2021, hanno rapito e ucciso l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci. Nell'attacco aveva perso la vita anche il loro autista, Mustafa Milambo. I cinque sospettati sono stati sentiti in Congo, su delega della Procura di Roma.

Volevano fare un sequestro come tanti a scopo di estorsione e aspettavano le prime vittime dalla "pelle bianca", lungo la Route nationale 2, al confine con Uganda, Ruanda e Burundi. Il colore della carnagione significava prede più ricche, turisti o in generale persone con la possibilità di pagare un riscatto salato. In quel caso si sarebbe trattato di un milione di dollari.

 

Poi, però, il sequestro che doveva durare il tempo di chiedere e ottenere il denaro si è trasformato in triplice omicidio: l’autista Mustafa Milambo ucciso sul luogo dell’agguato, Attanasio e Iacovacci nella foresta nel conflitto a fuoco con le guardie locali. È la confessione dei cinque sospettati, arrestati in Congo un anno fa e ritenuti responsabili dalla Procura militare di Kinsasha: lì il caso è chiuso.

 

La Procura di Roma, invece, che procede in parallelo, vuole vederci chiaro. Gli atti trasmessi e quelli prodotti dai carabinieri del Ros che nei giorni scorsi, mentre si trovavano in missione, hanno riascoltato gli arrestati assistiti da un avvocato, presentano molti aspetti che per i pm italiani meriterebbero ulteriori verifiche: a partire dalle parziali ritrattazioni dei cinque su quello che avevano detto alle autorità africane. 

 

L'agguato - I cinque, ora in carcere a Kinshasa, farebbero parte di un commando di sette persone guidato da Amos Mutaka Kiduhaye, chiamato anche "Aspirant", tuttora latitante. Sarebbe lui il regista dell'agguato che avrebbe avuto l'obiettivo di ottenere un riscatto da un milione di dollari. Ma dal racconto delle vittime sopravvissute agli inquirenti italiani - in particolare da quello di Mansour Rwagaza, il collaborare del Pam (Programma alimentare mondiale) - è emerso che i banditi chiesero 50mila dollari che però Attanasio e gli altri non avevano e da lì la decisione del sequestro e la fuga nel bosco dove dopo c’è stata la sparatoria con i rangers.

 

I prossimi passi dell'inchiesta italiana - Ora la Procura di Roma dovrà valutare il materiale investigativo arrivato da Kinshasa, confrontando tutte le deposizioni e compiendo ulteriori indagini. La polizia congolese ha realizzato e trasmesso in Italia una quarantina di video con le registrazioni dei sopralluoghi sulla scena dei crimini (agguato e omicidi) e dei pedinamenti dei sospettati prima della loro cattura. A Roma sono arrivati anche il telefono satellitare e il cellulare di Iacovacci, oltre a due schede telefoniche di uno degli arrestati, che saranno esaminati dagli investigatori italiani. 

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