"LABORATORIO PORTATILE"

Covid, studiata la mascherina in grado di riconoscere il virus in 90 minuti

La rivista "Nature Biotechnology" illustra il funzionamento del dispositivo, realizzato in tessuto made in Italy in fibra ottica

20 Lug 2021 - 14:35
 © Afp

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Studiata una mascherina dotata di biosensori capace di riconoscere e diagnosticare nel giro di 90 minuti la presenza del Covid 19 e di altri agenti patogeni. A dare la notizia è stata la rivista Nature Biotechnology: il dispositivo è stato progettato con un materiale supertecnologico, il tessuto DreamLux in fibra ottica.

Materiale super hi-tech - Ad annunciare il ritrovato hi-tech è Tommaso Galbersanini, dell'azienda Samsara di Sant'Angelo Lodigiano (Lodi), che ha fornito agli scienziati un tessuto che potrebbe rivoluzionare la future mascherine. 

Maxiselezione di tessuti - "DreamLux è stato selezionato testando metodicamente oltre cento diversi tipi di tessuti, dal cotone al poliestere, dalla lana alla seta - spiega Galbersanini -, per identificare una tipologia che fosse integrabile con la tecnologia wFCDF in grado di rilevare la luce fluorescente generata dalle reazioni biologiche, indicando la presenza della molecola bersaglio con alto livello di precisione".

"Per realizzare il progetto però abbiamo dovuto perfezionare il materiale - precisa ancora Galbersanini -. Nel nostro centro di Ricerca & Sviluppo di Busto Arsizio, dove abbiamo l'industria manifatturiera che fornisce il prodotto a clienti selezionati in tutto il mondo, come la famiglia reale saudita, abbiamo lavorato un anno e mezzo con un investimento di oltre 240mila euro". 

Come funziona il meccanismo - In pratica, per queste applicazioni il tessuto deve incorporare due metri di fibra ottica in una parte libera, appena cucina al resto dell'ordito; ad azionare la fibra è una fonte led a sua volta sensibile a un laser. Il sistema viene controllato con un tasto on-off sull'indumento. Nella versione standard di DreamLux la fibra ottica è inserita in 30 cm di stoffa per tre metri di altezza. 

"Quindi - continua - si è trattato di mettere a punto fibra ottica, orditi, led, optoelettronica, intensità del laser, nuovi telai e cablaggi, test sulle focali delle lenti, misurazione dei lux, ricerche su guaine protettive in grado di elevare la resistenza termica del cladding (la parte esteriore della fibra ottica), settaggio di raggi laser per fare l'attivazione della fibra, insomma tutta una serie di fattori per ottenere un tessuto DremLux efficace. Ore e ore di call con i ricercatori americani, test, formazione del personale, ricerche con fornitori, tutto per dare un device in grado di soddisfare i requisiti e le performances richieste". 

Il team della ricerca - Galbersanini annuncia la ricerca condotta dagli studiosi del Wyss Institute for Biologically inspired engineering dell'Università di Harvard e del Massachusetts Institute of Technology e supportata negli Usa dalla Defense Threat reduction Agency con la sovvenzione HDTRA1-14-1-0006, il Paul G. Allen Frontiers Group, il Wyss Institute for Biologically inspired engineering, la Harvard University, Johnson & Johnson. I nomi degli scienziati americani autori del progetto: Nicolaas M. Angenent - Mari e Helena de Puig del Wyss Institute e del Mit; l'ex Wyss e membro del Mit Ally Huang, ora all'Ampylus; Rose Lee, Shimyn Slomovic, Geoffrey Lansberry, Hani Sallum, Evan Zhao e James Niem del Wyss Institute. 

"Abbiamo essenzialmente ridotto un intero laboratorio diagnostico in un piccolo sensore sintetico che funziona con qualsiasi maschera facciale e combina l'elevata precisione dei test Pcr con la velocità e il basso costo dei test antigenici - ha spiegato il co-primo autore Peter Nguyen, Ph.D., ricercatore al Wyss Institute. E l'inventore di DreamLux continua: "I biosensori saranno incorporati nei camici da laboratorio per gli scienziati che lavorano con materiali pericolosi o agenti patogeni, camici per medici e infermieri o nelle uniformi dei primi soccorritori e del personale militare che potrebbero essere esposti a pericolosi agenti patogeni o tossine, come il gas nervino". 

Quanto al tessuto, altri scienziati in precedenza avevano creato dispositivi inossidabili in grado di rilevare le biomolecole, ma tutte queste tecniche richiedono l'inserimento di cellule viventi nel dispositivo inossidabile stesso, come se l'utente indossasse un piccolo acquario. "Se quell'acquario si rompesse, allora gli insetti ingegnerizzati potrebbero fuoriuscire e a nessuno piace l'idea", ha chiarito Nguyen. 

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