© Ansa
© Ansa
I governatori chiedono una riduzione del numero degli indicatori dagli attuali 21 a 5. Per il ministro Speranza il "dialogo è aperto", ma esclude modifiche
© Ansa
© Ansa
La Conferenza delle Regioni propone al governo l'uso di 5 indicatori, contro gli attuali 21, per definire il rischio di contagio da coronavirus nelle varie zone e chiede un incontro urgente. Per le Regioni, gli attuali parametri sono infatti "inadeguati, incongrui, da rivedere". Ma il ministro Speranza e l'Iss chiudono: "I 21 parametri indicano l'indice di rischio insieme all'Rt e determinano quali misure attuare sui territori".
Le modifiche richieste dalle Regioni Due sono sostanzialmente le modifiche chieste dai governatori. La prima riguarda la "definizione di caso confermato" e prevede che in presenza di un test antigenico rapido positivo, anche in assenza di sintomi, non sia più necessaria la conferma con il tampone molecolare, visti anche i tempi per avere una risposta, per far scattare "con tempestività tutte le azioni di sanità pubblica necessaria": isolamento, ricerca dei contatti, quarantena. Il test molecolare dovrebbe essere riservato solo "ai soggetti per cui si renda necessario per finalità cliniche o terapeutiche, non di sanità pubblica".
Il secondo punto riguarda invece la revisione degli indicatori del monitoraggio, che da 21 dovrebbero diventare 5: rapporto positivi/tamponi, Rt, tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica, numero e tipologia di figure professionali dedicate al contact tracing, con la richiesta, per quest'ultimo punto, di "adeguate risorse" sia per il tracciamento che per l'isolamento e la quarantena, dunque per la gestione dei Covid hotel.
Speranza: "Dialogo aperto", ma esclude modifiche "Il dialogo con le Regioni è sempre aperto" risponde Speranza, che per il momento esclude però modifiche. Si profila dunque un nuovo scontro, anche se Boccia non chiude del tutto: "Se le richieste delle Regioni sono legate alla ponderazione di alcuni parametri rispetto ad altri", allora "possiamo discuterne". Se però il nodo è "uscire dall'oggettività dei dati per entrare nella discrezionalità della politica", dice il ministro degli Affari Regionali, l'esecutivo non farà passi indietro.
Venerdì il punto per rivalutare il posizionamento delle Regioni Venerdì dunque non cambierà nulla dal punto di vista della definizione delle fasce mentre i nuovi dati serviranno a dire se le prime sette Regioni per cui sono scattate le misure, le "rosse" Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e Calabria, e le "arancioni" Puglia e Sicilia, cambieranno zona o meno, essendo passati i 15 giorni indicati dall'ordinanza di Speranza affinché si possa rivalutare il posizionamento.