caso giudiziario in calabria

Cotronei, il pasticcio di un museo mai realizzato dedicato a Steven Tyler

Un progetto da 1,3 milioni di euro per un museo del rock dedicato al leader degli Aerosmith è finito al centro di un’inchiesta per appalti pilotati e fondi pubblici dirottati. Indagati due ex sindaci, assessori e funzionari comunali.

02 Nov 2025 - 09:07
 © Tgcom24

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Lo scopo era celebrare la musica e le radici italiane di Steven Tyler: il tutto si è trasformato in un caso giudiziario che scuote la Calabria. A Cotronei, piccolo comune in provincia di Crotone, dove il nonno del cantante degli Aerosmith era nato prima di emigrare negli Stati Uniti, la promessa di un museo del rock si è infranta tra indagini, carte giudiziarie e sospetti di corruzione. Il progetto, finanziato con 1,3 milioni di euro di fondi regionali, avrebbe dovuto restituire nuova vita al centro storico con una scuola di musica e uno spazio espositivo dedicato alla carriera del frontman americano. Oggi, invece, rappresenta il fulcro di un’inchiesta che coinvolge quindici tra ex amministratori, assessori e dirigenti comunali, accusati a vario titolo di corruzione, concussione e abuso d’ufficio.

Tutto nasce nel 2013, quando l’avvocato Nino Grassi, cugino di Steven Tyler "mio nonno e il suo erano fratelli", ha raccontato, incontra il leader degli Aerosmith al termine di un concerto. Dalla conversazione tra i due emerge l’idea - riporta Repubblica - di un museo che potesse legare la storia familiare del cantante al borgo d’origine. Tyler, colpito dall’iniziativa e desideroso di riscoprire le sue radici, si reca personalmente a Cotronei nello stesso anno, accolto con entusiasmo dai cittadini e dalle autorità locali. L’artista promette di tornare per l’inaugurazione e di donare alcuni cimeli, a condizione che il museo venga allestito all’interno di Palazzo Bevilacqua, antica residenza di famiglia.

La Regione Calabria approva il progetto e assegna un finanziamento pubblico da 1,3 milioni di euro. Il museo, dedicato al rock e alla figura di Steven Tyler, avrebbe dovuto ospitare strumenti, fotografie e materiali donati dall’artista, oltre a una scuola di musica per ragazzi e studenti in difficoltà economica. L’amministrazione comunale di Cotronei avvia l’iter per la realizzazione, ma ben presto emergono ostacoli legati alla proprietà dell’edificio scelto. Palazzo Bevilacqua, abbandonato da tempo, appartiene infatti a privati e non si raggiunge un accordo. Da qui, la decisione di spostare il progetto su un altro immobile, acquistato a caro prezzo.

L’indagine della Procura di Crotone ha però svelato un quadro molto diverso. Dalle carte emergono irregolarità nelle procedure amministrative e presunti falsi documentali. Secondo gli inquirenti, l’esproprio di Palazzo Bevilacqua non sarebbe mai stato avviato e i proprietari non sarebbero mai stati contattati. Gli appalti per la nuova sede del museo, inoltre, sarebbero stati affidati con modalità non trasparenti, attraverso atti che gli investigatori definiscono “spregiudicati”.

Quando Steven Tyler viene informato del cambio di sede e delle difficoltà nel portare avanti il piano originale, reagisce con fermezza. Attraverso una diffida formale, inviata al Comune di Cotronei, vieta l’uso del suo nome e dei suoi cimeli, dichiarando di non voler più essere associato all’iniziativa. Nonostante ciò, l’amministrazione prosegue, tentando di salvare il finanziamento regionale e attribuendo parte dei ritardi alla Soprintendenza dei Beni culturali, che però non era mai stata coinvolta. A quel punto il progetto si arena definitivamente, lasciando dietro di sé solo documenti e accuse.

Dalle indagini sono emersi nomi della politica locale: due ex sindaci, Antonio Ammirati e Nicola Belcastro, insieme ad assessori, consiglieri e funzionari comunali. In totale, quindici persone risultano indagate. La Procura ha chiuso le indagini e, nelle prossime settimane, potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio per chi non riuscirà a dimostrare la propria estraneità ai fatti. A Cotronei, intanto, resta l’amarezza per un sogno infranto: quello di diventare un simbolo calabrese del rock, attraverso un museo che avrebbe potuto unire cultura, memoria e sviluppo turistico.

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