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Coronavirus, le "pinzette da comunione" per tornare a messa in sicurezza

Lo strumento, rilanciato oggi con la pandemia da Covid, affonda le sue radici nella storia delle pestilenze dei secoli passati, quando la Chiesa inventò un modo meno rischioso per distribuire lʼostia

Una pinzetta anti-contagio in ottone per distribuire le ostie al momento della comunione, in chiesa. L'idea, riproposta oggi a pochi giorni dal ritorno dei fedeli a messa, non è nuova e viene dal passato. Proprio le pinzette venivano utilizzate infatti fino al XIX secoloi in tempi di epidemia, per evitare di trasmettere la malattia insieme al "corpo di Cristo". E oggi che siamo alle prese con il coronavirus, quell'antico uso torna di attualità e viene rilanciato da un'azienda.

Igiene ai tempi delle epidemie - Quella pinzetta era una misura igienica che diventiva norma di uso comune durante le epidemie di peste, lebbra e colera. Sembra che l'origine di questo strumento risalga al XIV secolo quando, sotto il papato di Clemente V e di Innocenzo VI, venne inaugurato l'uso del supporto metallico per distribuire le ostie consacarte. Quelle pinze assunsero un significato liturgico, tanto che durante la cattività avignonese del Papato erano riservate all'Alto prelato, che trasferiva le ostie da una custodia all'altra. 

 

Tra il sacro e il... pratico - Oltre alla sacralità però, le pinzette avevano anche un'utilità pratica: visto che in quei secoli le pestilenze e le epidemie di lebbra, colera o altre malattie si susseguivano, il loro uso evitava il contagio offrendo comunque ai fedeli la possibilità di ricevere il corpo di Cristo. Nel museo di Gerusalemme ancora oggi si possono vedere le pinze eucaristiche utilizzate per portare le ostie agli appestati. E oggi purtroppo quelle pinze tornano "di moda", rimesse sul mercato dalla Calandrini, azienda attiva in provincia di Bologna, una delle aree più colpite dalla terribile malattia. 

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