Lettera di Assonidi

Coronavirus, gli asili nido scrivono a Draghi: "Servizio indispensabile e pochi contagi, non chiudeteci"

Nella sua missiva, Assonidi sottolinea come dal monitoraggio durante il mese di febbraio in Lombardia, sono risultati solo "29 casi di positività tra i bambini su un totale di 7.708 iscritti, pari allo 0,38%"

12 Mar 2021 - 15:22
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Da lunedì, con il passaggio di mezza italia in "zona rossa", tra gli altri provvedimenti "automatici" previsti dal Dpcm ancora in vigore scatterà anche la chiusura, oltre che delle scuole, anche degli asili nido. Una situazione che molti genitori, già messi in difficoltà dalla Dad dei figli più grandi, avranno molte difficoltà a gestire. Per questo, e anche perché i dati sembrano mostrare che negli ultimi mesi i contagi nei nidi sono stati percentualmente bassi, Assonidi, l'associazione degli asili nido e delle scuole d'infanzia privati della Lombardia, ha scritto al premier Draghi chiedendo di rivedere la decisione sulla chisura.

"Fiduciosi che la campagna vaccinale in corso possa presto aiutarci a sconfiggere questo infimo nemico e  consentirci di tornare alla nostra quotidianità - scrivono il presidente si Assonidi, Federica Ortalli, e il direttore, Paolo Uniti - desideriamo sottoporvi una questione che riteniamo di  estrema importanza per moltissime famiglie italiane". Da settembre, prosegue la missiva, "i servizi educativi 0-3 anni hanno svolto in presenza le  loro attività, anche nelle 'zone rosse', assicurando un indispensabile servizio di conciliazione vita-lavoro per tutte le mamme e i papà impegnati nella ripresa economica del nostro Paese".

E le misure messe in atto nelle strutture, tra cui "l’adozione dei 'gruppi bolla', che in  molti casi hanno evitato una diffusione incontrollata dei contagi" (in caso di positività di un membro, tutta la bolla finisce in quarantena, ndr), a quanto pare hanno funzionato: secondo i dati del monitoraggio relativo al mese di febbraio che Assonidi ha inviato al governo, si evidanzia "una sostanziale tenuta delle misure di contenimento attuate, con soltanto 29 casi di positività tra i bambini su un totale di 7.708 iscritti, pari allo 0,38% (276 aziende campione). Un riscontro che, ne siamo conviti, sarebbe confermato anche su base nazionale". 

Per questo l'associazione dei nidi lombardi chiede al premier "di voler rivedere quanto disposto all’art. 43 del DPCM 2 marzo 2021  relativamente ai servizi educativi dell’infanzia, in modo da consentirne il proseguimento in presenza anche in quelle zone che sono o che verranno identificate come 'rosse'".

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