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Coronavirus, continuano a calare i pazienti in rianimazione | Caos Regioni sulla Fase 2

In Lombardia quasi mille ricoverati in meno. Fontana: "Si confermi lʼobbligo delle mascherine". Zaia allarga le maglie del lockdown in Veneto, mentre il Piemonte stringe: "No al take away"

La Liguria entra nella Fase 2: via libera anche al cibo d'asporto

E' salito a 199.414 il numero dei contagiati da coronavirus in Italia, con un aumento di 1.739 casi in 24 ore (domenica erano stati 2.324). Per il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, "il trend indica un progressivo decremento dei morti e dei casi di infezione, anche se con meno tamponi fatti". Il governatore della Lombardia chiede per la Fase 2 di "confermare l'obbligo delle mascherine all'aperto".

Calano i pazienti in terapia intensiva Dai dati della Protezione civile, il numero che spicca è il calo dei pazienti in terapia intensiva, sotto i 2mila (sono 1.956, 53 in meno di ieri): non accadeva dal 16 marzo. I posti in rianimazione saranno un indicatore importante anche per la Fase 2, specie in caso di nuovi scoppi epidemici.

 

In 24 ore condizionate dal numero esiguo di tamponi rispetto alla media del periodo, appena 32mila, "colpa" del ponte festivo, si registra comunque il decremento record di ricoverati con sintomi nei reparti ordinari: -1.019, di cui 956 in Lombardia. Tornano a scendere i malati, gli "attualmente positivi", che ora sono 105.813, con un calo di 290 (ieri erano risaliti di 156); i contagiati totali (che comprendono anche morti e guariti) crescono di 1.739 unità (l'aumento ieri era stato di 2.324) e si avviano ai 200mila.

 

Le persone dimesse ammontano ora a 66.624: in un giorno i guariti sono aumentati di 1.696 unità (erano stati 1.808 domenica). Le vittime giornaliere sono invece 333, un dato più alto del giorno addietro, quando si era registrato l'incremento più esiguo dal 15 marzo (+260).

 

Vittime del Covid, mancano all'appello 10mila decessi? Il totale sempre più impressionante dei deceduti per Covid 19 è ora di 26.977. Un dato a cui potrebbero mancare 10mila decessi, secondo una stima elaborata da un gruppo di fisici dell'Università La Sapienza di Roma e della Temple University di Philadelphia, negli Usa. La base sono dati Istat sui decessi rispetto agli anni scorsi in un certo numero di Regioni. Insomma, le vittime potrebbero essere oltre 35mila.

 

La situazione in Lombardia Segnali ancora contrastanti dalla Lombardia, l'epicentro della pandemia in Italia. Oltre al calo massiccio di ricoverati, i decessi (in totale 13.449, la metà del totale nazionale) aumentano di 124 rispetto a ieri, quando erano stati 56. I positivi sono 73.479, con un aumento di 590, ma i tamponi effettuati sono stati solo 5.053 (12.642 quelli effettuati sabato). In compenso sono ora 680 i ricoverati in terapia intensiva e "rispetto al 3 aprile sono più che dimezzati, dato che avevamo circa 1.400 persone", sottolinea il vicepresidente della Regione Fabrizio Sala.

 

A dimostrazione della situazione ancora difficile della Regione, rispetto ad esempio al Veneto che è stata l'altro territorio inizialmente più colpito, c'è però la percentuale di positivi sui casi testati: 19% nelle ultime 24 ore in Lombardia a fronte dell'1% in Veneto. Primo calo dei malati in Piemonte, -11, nella regione divenuta un caso nelle ultime settimane.

 

Caos Fase 2, il salto in avanti del VenetoLe differenze tra la situazione nelle varie Regioni sono il tema centrale anche in vista della Fase due. "Il lockdown, la chiusura totale, non esiste più", è stato infatti l'annuncio del Veneto che, dalle 18 di lunedì ha consentito lo spostamento individuale per attività motoria e all'aria aperta, anche in bicicletta. Via libera da domani anche agli spostamenti verso le seconde case o le imbarcazioni ormeggiate al di fuori del Comune di residenza, ma solo per manutenzione o riparazioni.

 

"Nessuna prova muscolare", precisa il governatore Luca Zaia, anche se le misure annunciate ieri sera dal premier Conte sembrano avere incrinato il rapporto tra il governo e le Regioni, divise tra chi teme una ripartenza troppo affrettata, come il Piemonte, chi vorrebbe farlo prima, come Sardegna e Umbria, e chi come la Liguria invoca una "maggiore autonomia".

 

Lombardia: "Mascherina resti obbligatoria, ma riaprire attività commerciali" Critico con l'annunciata Fase 2 anche Attilio Fontana, che il 4 maggio in Lombardia avrebbe "riaperto alcune attività commerciali, qualche negozio". Mantenendo sì l'obbligo delle mascherine, che invece in Piemonte non c'è ancora, e magari "non durante tutto l'arco della giornata, alternando mattino e pomeriggio con ingressi limitati e con controlli di chi ci entra". "Non è questione di coraggio, è rendersi conto della realtà in cui viviamo - sostiene il governatore lombardo -: se dovessimo aspettare l'R0 non apriremmo più per parecchio tempo...".

 

Piemonte: "No a take away" Chi avrebbe voluto "un po' di tempo in più" è il Piemonte, con il governatore Alberto Cirio convinto che si debba ripartire, ma con "prudenza". Sì dunque alla riapertura delle attività produttive, ma niente take away, perché può creare "situazioni di assembramento difficilmente gestibili", né spostamenti verso le seconde case, "che consentiremo in un secondo momento".

 

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