Chianti, la raccolta nei vigneti è affidata ai braccianti stranieri: "Pochissimi gli italiani"
Il viaggio di "Quarta Repubblica" in Toscana dove i migranti sono fondamentali per la produzione del vino
Nelle colline del Chianti, in Toscana, i braccianti sono quasi tutti stranieri. Per raccogliere l’uva da uno dei vigneti italiani più conosciuti e pregiati viene utilizzata manodopera quasi esclusivamente extracomunitaria: il viaggio di “Quarta Repubblica” racconta un lavoro antico tra difficoltà e cambiamenti. “Senza di loro sarebbe impossibile lavorare - spiega un consulente - gli italiani sono pochissimi”.
In un primo momento sono arrivate tante persone di origine albanese, oggi aumentano i lavoratori di origine africana, questo è il quadro della situazione. “Io sono del Mali, lui del Gambia”, spiegano due ragazzi che vivono in un piccolo appartamento messo a disposizione dal datore di lavoro e guadagnano 1100 euro al mese. “Se ci fosse la possibilità di inserirli nel mondo del lavoro e non di tenerli nei centri di accoglienza sarebbe fondamentale”, chiosa Massimiliano Biagi, direttore tecnico vitivinicolo del Chianti senese.
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