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Caso Becciu, l'inchiesta in Vaticano: "Mani anche sul conto del Papa"

 Lʼindagine è partita dallo scandalo dellʼimmobile di Londra e ha coinvolto il cardinale, accusato di peculato. Al via controlli Moneyval su antiriciclaggio

papa francesco triste generica

Un saccheggio da 454 milioni alle finanze vaticane, in cui qualcuno è arrivato a mettere le mani addirittura al conto riservato di Papa Francesco. E' quanto emerge dalle carte dell'inchiesta sulle vicende di corruzione che hanno travolto la Santa Sede, riportate da Repubblica. L'indagine è partita dallo scandalo dell'immobile di Londra e ha coinvolto il cardinale Angelo Becciu, accusato di peculato.

Nel documento, di 59 pagine, la sintesi degli inquirenti è che "la Segreteria di Stato finanzia l'operazione londinese con linee di credito del Credit Suisse e della Banca della Svizzera Italiana per 200 milioni di dollari" garantite attraverso i fondi per le elemosine "per importi che possono arrivare fino a 454 milioni di euro".

 

La rivalutazione dell'edificio di Londra Secondo il Promotore di giustizia, Gian Piero Milano, e il suo aggiunto, Alessandro Diddi, è stata "realizzata dai gestori del fondo una consistente rivalutazione contabile dell'edificio (che ospitava la sede di Harrods in Sloane Avenue) che, allo stato delle investigazioni, non sembra trovare una valida ragione economica". Il valore del palazzo così lievita. E nell'affare vengono coinvolte "tante società di cui non è possibile conoscere i finanziatori". 

 

Il presunto ricatto A questo punto, secondo gli inquirenti vaticani, entra in scena la Gutt Sa, realtà lussemburghese posseduta da Gianluigi Torzi, "con contratti sottoscritti da monsignor Alberto Perlasca in qualità di procuratore del sostituto monsignor Edgar Pena Parra. La Gutt Sa agisce come agente della Segreteria di Stato per gestire l'immobile. E la Segreteria si impegna verbalmente a corrispondere a Gutt Sa una somma del 3% pari a 10 milioni di euro. Accordo che non risulta formalizzato in alcun contratto". Basterebbe la parola di Perlasca e di Tirabassi, dipendente della Segreteria di Stato, che sostiene di essere stato vittima di un ricatto: "Un'estorsione perpetuata da Torzi". Ma gli inquirenti credono che questa versione possa "celare un artifizio ben orchestrato, con la complicità di Tirabassi e, forse, di altre persone".

 

L'operazione finanziaria in perdita Intanto il risultato è disastroso. "Le quote del fondo perdono 18 milioni di euro e l'operazione Gutt Sa genera una perdita di 100 milioni. A fronte di un esborso di 250 milioni, la Segreteria si trova proprietaria di un immobile che sulla carta ne varrebbe 260 ma per assicurarsi della proprietà del quale alla fine dovrà sostenere un costo di 363 milioni". 

 

Le mani ovunque Il cardinale Angelo Becciu entra nella partita tramite il suo segretario, monsignor Mauro Carlino. Di cui i magistrati sottolineano "la particolare disinvoltura con la quale si muove nelle alte sfere della gerachia dello Stato, l'incessante attività posta in essere con personaggi del mondo della finanza per realizzare nuove iniziative di tipo imprenditoriale". I magistrati vaticani perquisiscono anche Tommaso Di Ruzza, direttore dell'Autrità di informazione finanziaria, ossia di chi deve vigilare sui conti della Santa Sede per impedire manovre oscure, "ma che ha svolto un ruolo non chiaro nella vicenda di Londra. Non ha in alcun modo percepito anomalie dell'operazione", nonostante abbia intrattenuto una conrrispondenza con i soggetti coinvolti. 

 

Nuovi investimenti Nel frattempo, secondo il Financial Times, non ci sarebbe solo il palazzo di Sloane Avenue, ma la Segreteria di Stato vaticana avrebbe investito altri 100 milioni di sterline in appartamenti di lusso a Londra. Secondo il quotidiano finanziario britannico, che ha chiamato in causa il ruolo del cardinale Becciu (all'epoca dei fatti Sostituto della Segreteria di Stato) in questi investimenti, si tratterebbe di "un portafoglio di appartamenti di altissimo livello a Cadogan Square e dintorni, a Knightsbridge, uno degli indirizzi residenziali più costosi di Londra". Il Financial Times, però, ammette che "i nuovi documenti non configurerebbero alcun illecito" anche se però "gettano ulteriore luce sulle attività finanziarie della Segreteria di Stato".

 

Gli indagati della Procura di Roma Nel frattempo un filone di indagine sarebbe stato aperto anche dalla Procura di Roma in seguito alla rogatoria del Vaticano per verificare se siano stati commessi reati anche sul territorio italiano. Questa volta però l'attenzione sarebbe concentrata sui comportamenti degli intermediari finanziari ai quali si era affidata a lungo la Santa Sede, da Gianluigi Torzi a Raffaele Mincione.

 

Al via controlli Moneyval su antiriciclaggio Intanto ha inizio oggi in Vaticano la visita da parte del team del Comitato di esperti del Consiglio d'Europa sulla valutazione delle misure di lotta contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, nell'ambito del quinto ciclo di valutazioni ("Fifth Evaluation Round"), concordata nel 2019, a cui sono progressivamente sottoposte tutte le giurisdizioni aderenti al Gruppo Moneyval. Lo comunica la Sala stampa vaticana. Questa fase di valutazioni "ha come principale oggetto di interesse l'efficacia degli strumenti legislativi e organizzativi adottati negli ultimi anni dalle giurisdizioni per prevenire il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo".

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