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Whirlpool, Uilm: "Pronti a tutto per non chiudere la sede di Napoli"

Dopo diciotto mesi dallʼannuncio di cessazione dellʼattività, lʼazienda americana non sembra voler cambiare idea, la conferma arriva dallʼad Luigi La Morgia. Ora la palla torna nelle mani del Premier Conte

La Uilm "cercherà di impedire lo stop della produzione" nello stabilimento Whirlpool di Napoli "con ogni mezzo a disposizione, insieme a tutti i lavoratori e alle loro famiglie". Lo affermano il segretario generale Rocco Palombella e il segretario nazionale e Responsabile settore elettrodomestico Gianluca Ficco, aggiungendo: "Siamo pronti a tutto per non far chiudere Napoli. Bisogna trovare una soluzione occupazionale per tutti i lavoratori".

Whirlpool ferma sulla sua posizione - L'incontro avvenuto nella mattinata del 22 ottobre tra azienda e sindacati non ha dato i suoi frutti e ora spetta al Premier l'ultima mediazione per evitare la chiusura della Whirlpool a Napoli. A diciotto mesi di distanza dal primo annuncio, la multinazionale americana resta ferma sulla decisione che implica lo stop dell'attività produttiva napoletana a partire dal 31 ottobre. La motivazione riguarderebbe gli elevati costi di mantenimento della sede di Napoli diventati ormai insostenibili. A darne notizia i ministri Patuanelli e Provenzano che hanno spinto per non lasciare per strada i 350 dipendenti di via Argine e gli altrettanti lavoratori dell'indotto. 

 

Il leader della Uilm, Rocco Palombella, ha proposto anche un'ipotesi di tregua dalla durata di cinque mesi prima del blocco della produzione. "Inaccettabile decisione, c'era stato un impegno con il Paese nel piano industriale che ora non viene onorato ma che aveva riaffermato la strategicità dello stabilimento di Napoli". Ha commentato il ministro Provenzano, mentre Patuanelli ha aggiunto: "Abbiamo cesellato tutti gli strumenti che potevamo costruire per incentivare la presenza di Whirlpool a Napoli: io personalmente ero convinto che ci fossero le condizioni per continuare".

 

Inutile il finanziamento del 2018 - La conferma di uno stop è arrivata nuovamente nella mattinata del 23 ottobre quando il vice presidente delle operazioni industralia Emea di Whirlpool, Luigi La Morgia, ha commentato: "Dopo 18 mesi, sebbene gli sforzi messi in campo siano stati importanti e unici, il mercato su Napoli è cambiato. Quindi confermo quanto abbiamo già detto un anno fa. Il 31 ottobre la produzione su Napoli cesserà". Solo due anni fa, era stato stanziato un nuovo pacchetto di aiuti da 250 milioni di euro offerto dal governo, che però sembrerebbero non essere bastati. Al tempo poi, il segretario Ficco aveva anche aggiunto: "Lo stabilimento di Napoli diventerà il polo di produzione delle lavatrici di alta gamma, ricevendo anche modelli oggi assemblati a Comunanza (Ascoli)".

 

Diciotto mesi fa il primo avviso di chiusura - Nel 2019 poi, il primo annuncio da parte dell'azienda americana di voler cessare la produzione nella città partenopea, dopo aver registrato perdite fino a 20 milioni. Pochi giorni dopo l'incontro tra sindacati e azienda, Luigi Di Maio, al tempo ministro dello Sviluppo economico, aveva firmato tre atti di indirizzo destinati ai tre rispettivi ministeri e a Invitalia, Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo dell'impresa, oggi assente al tavolo tra sindacati e Whirlpool. La richiesta era quella di revocare i finanziamenti concessi dal 2018 nel caso in cui l'azienda decidesse di chiudere il sito napoletano. Alla fine di giugno 2019, governo e sindacati avevano ottenuto l'annullamento della chiusura assicurando la piena occupazione dei lavorati.

 

Lo scontro tra governo e Whirlpool è proseguito anche nei mesi successivi, dopo che l'azienda aveva annunciato la volontà di cedere la sede alla startup svizzera Prs, proprietaria di un brevetto di container autorefrigerati. Una proposta duramente attaccata dal governo italiano che ha chiesto all'azienda americana di riprendere il confronto sospendendo la cessione fino a fine mese. A novembre 2019 la notizia della volontà di procedere con la cessazione dell'attività produttiva.

 

"Servono risposte non promesse" - Ad oggi, secondo quanto confermato dal governo, nel caso in cui la sede dovesse chiudere a fine ottobre, risulta difficile che la società possa mettere in liquidazione i lavoratori già dal 1 novembre. La legge infatti prevede un periodo di 4 mesi di stallo prima di procedere con le procedure di licenziamento.

 

Nella giornata di venerdì 23 ottobre, gli operai scenderanno davanti alla sede della prefettura di Napoli, in piazza del Plebiscito, mentre per il 5 novembre è stato già proclamato sciopero generale dai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil. "Oggi non ci aspettavamo promesse bensì risposte sulla direzione da intraprendere per garantire occupazione e dare sicurezza ai 350 lavoratori". Hanno aggiunto Luigi Sbarra e Massimiliano Nobis, segretario generale rispettivamente Cisl e Fim Cisl.

 

Infine il commento del sindaco di Napoli Luigi de Magistris: "Chiudere Whirlpool in questo periodo di recrudescenza della diffusione del contagio ed in piena esplosione della pandemia sociale ed economica è un atto che la città di Napoli ed il Paese non possono accettare". Rivolgendosi poi direttamente al Governo ha chiesto che venga evitata una "sciagura che rappresenterebbe un colpo micidiale per migliaia di persone".

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