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Maxi-frode con un giro milionario di fatture false a Napoli: tra i prestanome un clochard

"Mi hanno dato cento euro per la mia carta dʼidentità, poi non li ho più visti". Quarantanove gli indagati, la guardia di finanza sequestra beni per 83,5 milioni di euro

Maxi-frode con un giro milionario di fatture false a Napoli: tra i prestanome un clochard - foto 1
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C'è anche un clochard tra gli indagati nell'inchiesta che ha portato alla scoperta di una maxi-frode fiscale internazionale.

L'uomo, che vive in una tenda nella zona di Gianturco, a Napoli, risultava "responsabile" di un giro milionario di fatture false. L'organizzazione criminale reclutava prestanome tra persone indigenti che, per un centinaio di euro, accettavano di firmare documenti assumendosi la titolarità fittizia degli affari.

Il clochard finito tra gli accusati della maxi-frode è un 53enne che vive in una baracca sotto un muro perimetrale della stazione di Gianturco, alla periferia est di Napoli. "Un giorno - ha raccontato - si sono presentate due persone che non conoscevo e mi hanno offerto cento euro per farsi dare per poche ore la mia carta d'identità. Poco dopo mi hanno restituito la carta e non li ho visti più. Dopo qualche mese mi sono trovato la guardia di finanza davanti alla mia baracca". E ai militari che si sono presentati ha spiegato candidamente: "Dottò io non tengo niente da perdere: ho solo una baracca, tre cani e un gatto. Contavo di poter avere il Reddito di cittadinanza; ma che dite, non è che dopo questo guaio me lo posso scordare?".

Indagate 49 persone - Secondo le indagini della guardia di finanza, coordinata dalla Procura di Napoli Nord, la maxi-frode nella commercializzazione di prodotti tecnologici ed informatici si basava su un giro di fatture false per circa 500 milioni di euro per il quale sono indagate 49 persone, e ha portato al sequestro di beni per un valore di oltre 83,5 milioni di euro. Nella maxi frode sono coinvolte sei società fittizie con sede solo formale in Slovenia, Croazia, Malta ed Estonia, e base reale in Campania, quasi tutte amministrate da prestanome. I reati fiscali sarebbero stati commessi attraverso il meccanismo consolidato della cosiddetta "frode carosello", cioè una filiera di società esistenti solo su carta che simulano forniture di prodotti con l'unico scopo di emettere fatture per operazioni mai verificatesi, ma che permettono di accumulare ingenti rimborsi Iva e di raggirare il Fisco.

Determinante per le indagini la collaborazione tra Guardia di Finanza e polizia slovena, che ha portato alla creazione di una squadra investigativa comune con il coordinamento di Eurojust. Gli inquirenti hanno anche eseguito due "European Investigation Order", ordine di indagine europeo, che consente la raccolta transnazionale di prove nel contesto dell'Unione europea.

L'"esercito dei morti di fame" - Dalle indagini è inoltre emerso l'utilizzo di prestanome, che uno dei componenti della banda chiamava "l'esercito dei morti di fame", che venivano reclutati soprattutto sul treno Napoli-Roma, dove numerosi venditori di fazzolettini sono stati nel tempo avvicinati e convinti a prestarsi al gioco illecito. Altre zone di reclutamento erano bar e luoghi frequentati da senzatetto e alcolisti.

Nelle maglie dell'organizzazione erano finite anche persone di elevato livello sociale, cadute economicamente in disgrazia: rappresentavano i volti più "presentabili", utilizzati per la titolarità di società fittizie destinate a durare qualche giorno in più rispetto alle altre. L'organizzazione si basava anche sull'apporto di "colletti bianchi" esperti in finanza, per sostenere e modificare la rete a secondo delle esigenze, oltre che di ingenti capitali di provenienza illecita.