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Brescia, frode al Fisco: trovati sotterrati oltre 4 milioni di euro

L'inchiesta partita da 113 bonifici milionari di un'azienda intestata a un operaio. Si ipotizza un giro di "spalloni"

Brescia, frode al Fisco: trovati sotterrati oltre 4 milioni di euro - foto 1
Ansa

Carabinieri e Guardia di Finanza in azione in provincia di Bresciano: le forze dell'ordine hanno sgominato un presunto giro di denaro sporco.

Decisive le intercettazioni telefoniche e i "cash dog", cani addestrati a fiutare denaro nascosto. Parte del contante era infatti occultato sotto terra a Gussago, in un cascinale. L'indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale di Brescia, ha portato a 27 misure cautelari e la confisca di oltre 93 milioni di euro.

L'indagine - Secondo le prime ricostruzioni, dietro al giro di denaro sporco ci sarebbe una famiglia con "base" in un cascinale nelle campagne di Gussago, in provincia di Brescia. Poco distante sarebbero stati trovati oltre quattro milioni di euro, sotterrati a diversi metri di profondità. Per gli inquirenti si tratterebbe di denaro riportato in Italia dagli "spalloni" da conti correnti aperti all'estero, in Croazia, Romania, Bulgaria e addirittura Cina. 

 

A capo dell’organizzazione dedita alla sistematica evasione del Fisco, secondo gli inquirenti, ci sarebbero Giuliano Rossini e la moglie Silvia Fornari, ora in carcere. Per il figlio della coppia Emanuele e la zia materna, Marta Fornari, sono scattati gli arresti domiciliari.

 

La frode - Le indagini sono iniziate nel 2019, in seguito a una segnalazione ai carabinieri di Gardone Val Trompia: si trattava della scoperta di 113 bonifici per circa 34 milioni di euro eseguiti da un'azienda di Lodrino, risultata intestata a un operaio della Val Trompia. I soldi erano destinati a soggetti cinesi su conti correnti esteri aperti in banche asiatiche. Secondo il gip quei fondi servivano a pagare fatture inesistenti. Il denaro rientrava in Italia trasportato in auto da corrieri, gli spalloni appunto.

 

In seguito agli accertamenti è stato possibile ricostruite una vasta rete di società di cartiere (società farlocche che producono carte contabili, come copertura di attività illecite nei confronti del fisco), gestita dalla coppia Rossini - Fornari. Queste false fatture sarebbero servite per coprire acquisti e vendite in nero di metalli ferrosi. 

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