Il caso di Pedrengo

Accusata di doppio infanticidio, assolta Monia Bortolotti

Secondo la Corte d'Assise di Bergamo, per il decesso di Alice non esistono elementi probatori sufficienti ad affermare che si sia trattato di omicidio, mentre per la morte di Mattia la donna è stata dichiarata non punibile per incapacità di intendere e di volere. La 29enne sarà ricoverata in una Rems per almeno 10 anni

13 Nov 2025 - 16:26
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La Corte d'Assise di Bergamo ha assolto Monia Bortolotti dall'accusa di aver ucciso i suoi due figli neonati. Per la piccola Alice, di 4 mesi, trovata senza vita nel novembre 2021, i giudici hanno stabilito che "il fatto non sussiste": secondo i giudici non esistono elementi probatori sufficienti per affermare che si sia trattato di un omicidio. Per il fratellino Mattia, di due mesi, deceduto nell’ottobre 2022, la donna è stata riconosciuta "non punibile" per lo "stato di totale incapacità di intendere e di volere" al momento del fatto. La 29enne di Pedrengo (Bergamo), di origini indiane, ritenuta socialmente pericolosa, è stata disposta la "misura di sicurezza di 10 anni in una Rems". La sua condizione verrà valutata ogni sei mesi.

La decisione della Corte dopo due ore e mezza di camera di consiglio

 La sentenza è arrivata dopo due ore e mezza di camera di consiglio. La Corte d'Assise, presieduta da Patrizia Ingrascì e affiancata dal giudice a latere Andrea Guadagnino e da una giuria popolare, ha emesso una doppia assoluzione: per la morte della primogenita con la formula "perché il fatto non sussiste", per quella del secondogenito riconoscendo che il fatto è stato commesso in condizioni di totale infermità mentale. Al momento della lettura non erano presenti in aula né l'imputata né i familiari. L'avvocato di Monia Bortolotti, Luca Bosisio, ha dichiarato che "non si aspettava nulla di diverso" da una assoluzione.

La richiesta dell'accusa e la linea della difesa

 Il pm Maria Esposito aveva chiesto l'ergastolo con sei mesi di isolamento diurno, sostenendo la necessità di disporre una nuova perizia psichiatrica. Per l'accusa la donna uccise i figli in maniera lucida: non riusciva a sopportare i loro pianti e il peso di accudirli. Sempre secondo la Procura, la donna avrebbe anche manipolato familiari e test psichiatrici, dando versioni aggiustate e depistando, senza mostrare alcun pentimento.  La difesa, rappresentata dall’avvocato Luca Bosisio, aveva invece chiesto l'assoluzione per entrambi i casi o, in subordine, il proscioglimento per vizio di mente. Monia Bortolotti, dopo l'arresto nel novembre 2023, è stata trasferita nell'estate 2024 alla Rems di Castiglione delle Stiviere. La 29enne non ha mai partecipato alle udienze così come i suoi familiari (il compagno e padre dei bambini e i nonni), che non si sono costituiti parti civili.

Le repliche del pm prima della sentenza

 Nelle repliche, il pm Esposito ha contestato alcune affermazioni contenute nell'arringa difensiva, sostenendo che il medico legale Paolo Silvani non avesse affatto trascurato la cartella clinica del piccolo Mattia. Il pm ha ricordato come Silvani avesse dimostrato piena conoscenza della documentazione sanitaria acquisita agli atti. Esposito ha inoltre ribadito che la ricostruzione secondo cui tutti i medici avrebbero effettuato solo colloqui brevi e superficiali non teneva conto dei numerosi documenti clinici prodotti nel tempo. In chiusura, il pm ha respinto con decisione l'accusa di aver suggerito alla Corte di ignorare elementi favorevoli alla donna, definendo questa affermazione della difesa "falsa e fuorviante".

Le morti dei due bambini e gli elementi dell'indagine

 Alice è morta il 15 novembre 2021, Mattia il 25 ottobre 2022. In entrambi i casi nell'appartamento a Pedrengo era presente soltanto la madre. La Procura ha ipotizzato che Bortolotti potesse aver soffocato i piccoli perché non reggeva il loro pianto, ricostruzione sempre respinta dall'imputata. Per la morte di Mattia fu eseguita subito l'autopsia, che evidenziò un'insufficienza respiratoria acuta da asfissia meccanica. Per chiarire anche il decesso della sorellina, venne disposta la riesumazione del corpo, ma lo stato di conservazione non consentì conclusioni certe.

La valutazione sulla capacità di intendere e di volere

 La perizia dell'incidente probatorio ha avuto un peso decisivo nel giudizio relativo al secondo decesso. Gli esperti hanno concluso che la donna si trovava in uno stato di totale incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti. Il collegio ha considerato tale valutazione "insuperabile".

La misura di sicurezza disposta dalla Corte

 La Corte ha disposto che Bortolotti rimanga in una Rems per almeno dieci anni, sulla base delle valutazioni che ne indicano la pericolosità sociale. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.

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