4 ottobre

Papa: "La mondanità spirituale uccide l'anima delle persone e della Chiesa"

Il Pontefice ad Assisi per le celebrazioni del santo patrono d'Italia. "Sono qui per pregare sulla tomba di un uomo che si è spogliato di se stesso". Durante il suo discorso Francesco ha ricordato i morti di Lampedusa: "Oggi è un giorno di pianto"

04 Ott 2013 - 23:54

Papa Francesco ha visitato Assisi per le celebrazioni, del 4 ottobre, la festa del santo patrono d'Italia, San Francesco. Tra la città e Santa Maria degli Angeli circa 100mila i fedeli presenti, più di 80mila secondo la questura. Il Papa è arrivato in elicottero alle 7.35, accolto dal presidente del Senato, Pietro Grasso, e dalla presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini.

La Chiesa cattolica, dal più umile dei preti allo stesso Pontefice, deve liberarsi di ogni "vanità, prepotenza, orgoglio" e servire i più poveri della società, ha detto il Papa. Questa "è una buona occasione per invitare la Chiesa a liberarsi della mondanità", ha poi aggiunto nella Sala della Spoliazione di San Francesco, nel Vescovado di Assisi. Papa Bergoglio ha parlato di "un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo della mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all'orgoglio".

Parlando a braccio, il Papa ha detto che "è proprio ridicolo che un cristiano - un cristiano vero - che un prete, che una suora, che un Vescovo, che un Cardinale, che un Papa vogliano andare sulla strada di questa mondanità, che è un atteggiamento omicida. La mondanità spirituale uccide! Uccide l'anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa!".

Il Pontefice si è poi rivolto ai poveri assistiti dalla Caritas: "Tanti di voi sono stati spogliati da questo mondo selvaggio, a cui non importa se ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo; non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa; non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà. Con quanto dolore, tante volte, vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa: oggi è un giorno di pianto!".

Una giornata intensissima quella di Bergoglio sui luoghi francescani, nella quale - alla presenza dei presidenti del Consiglio Enrico Letta e del Senato Pietro Grasso - ha invocato che l'Italia eviti divisioni e che lavori per il "bene comune". La prima tappa, sempre salutato lungo le vie e nelle piazze da bagni di folla, è stata la visita all'Istituto Serafico che ospita bambini disabili. "Noi siamo fra le piaghe di Gesù: queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltate, di essere riconosciute".

Dopo la preghiera sulla tomba di San Francesco, la messa nella piazza della basilica è stata l'occasione per un nuovo appello di pace e per la difesa del creato. Il Papa ha invocato che "cessino i conflitti armati che insanguinano la terra", che "tacciano le armi", e si ascolti il "grido" di chi soffre e muore per il terrorismo e le guerre, specie in Siria, in Terra Santa, "tanto amata da san Francesco", e in tutto il Medio Oriente. Nel giorno della festa del patrono d'Italia, inoltre, Bergoglio ha pregato "per la Nazione italiana, perché ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide".

In serata l'incontro con i giovani a cui Bergoglio ha raccomandato di rifuggire la "cultura del provvisorio" e di "non avere paura di scelte definitive come il matrimonio", anche se la società "privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia, le relazioni che durano finché non sorgono difficoltà": e lo dimostrano "certi programmi televisivi". Ha ricordato che il celibato sacerdotale "non è un 'no', è un 'sì'", come "risposta al 'sì' totale di Cristo verso di noi, e questo 'sì' rende fecondi". Infine li ha salutati ripetendo una frase già detta in Brasile dinanzi alla presidente Dilma Rousseff, ma che resta scolpita nel marmo: "non ho né oro, né argento da darvi, ma qualcosa di molto più prezioso, il Vangelo di Gesù".

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