Sgominata banda di mafiosi ucraini
Associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione sono le accuse mosse dai magistrati torinesi nei confronti di un gruppo di ucraini, per i quali è stato chiesto l'arresto. La banda criminale taglieggiava centinaia di autotrasportatori ucraini che si muovevano tra Italia e Ucraina. E' la prima volta che a mafiosi stranieri viene applicato l'articolo 416 bis del codice penale, destinato a punire i reati di mafia.
I criminali chiedevano il "pizzo" a quei camionisti ucraini che, settimanalmente, raccolgono il denaro dei loro connazionali presenti nel nostro Paese per portarlo in Ucraina. A smascherare l'organizzazione, appartenente alla mafia russa-ucraina e in particolare alla Brigata di Leopoli, sono stati gli uomini della Dia di Torino e del Comando provinciale dei carabinieri di Novara.
Gli arresti sono avvenuti nelle province di Torino, Novara, Brescia, Milano, Bologna e Napoli. Tre ucraini, tuttavia, si sono resi irreperibili e non è stato possibile eseguire l'ordinanza nei loro confronti.
Ad ognuno degli autotrasportatori veniva imposta la "Krisha", cioè il pizzo, variabile tra i 100 e 250 euro a viaggio. Come copertura, l'organizzazione si serviva dell'associazione italo-ucraina "Patria" di Milano, che "schedava" gli autisti con una finta iscrizione e, tramite l'adesivo del sodalizio, contrassegnava gli avvenuti pagamenti.
L'associazione mafiosa - intenzionata a estendersi nel resto dell'Emilia, in Toscana, in Liguria e in Veneto - individuava le vittime fin dal confine tra l'Italia e l'Austria. Dopo averle filmate, le costringeva a consegnare il denaro sotto varie minacce.
Chi si ribellava veniva picchiato o minacciato di ripercussioni nel paese d'origine da parte di affiliati della banda a cui sarebbero stati inviati i video girati in Italia. In più, gli sarebbe stata anche aumentata la quota da pagare. Tra tutti gli affiliati esistevano marcati vincoli di gerarchia, c'era chi promuoveva le estorsioni e chi si occupava di distribuire i proventi su vari conti correnti bancari in Italia.
I provvedimenti di custodia cautelare sono stati emessi dal Gip di Torino Alberto Viti su richiesta del pm torinese Onelio Dodero e di quello novarese Giovanni Caspani. A coordinare le operazioni, la Direzione nazionale antimafia e la Direzione distrettuale antimafia di Torino.