La giovanissima promessa del canottaggio era stata operata al cervello
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Sette medici sono stati rinviati a giudizio, con l'accusa di omicidio colposo, per la morte di Cristina Mencarelli, la giovanissima promessa del canottaggio morta in seguito a un intervento chirurgico dovuto a un tumore benigno. E' stata la Procura di Civitavecchia a individuare nei medici del San Filippo Neri precise responsabilità per la scomparsa della sedicenne.
Nel mirino sono finiti i medici che gestirono l'assistenza nei giorni del decorso post operatorio. Secondo quanto scrive il "Messaggero", non avrebbero compreso che la situazione stava degenerando. La vicenda risale alla fine del 2011, quando Cristina viene portata in ospedale dai genitori in seguito a violente emicranie. Dopo una serie di esami alla ragazza viene diagnosticato un tumore benigno all'ipofisi, una ghiandola del cervello, e l'intervento viene eseguito il 22 dicembre.
Al termine dell'operazione Cristina non si riprende, sta male e ha disturbi alla vista. I pm dicono che si tratta della conseguenza di eccesso di sodio nel sangue, un effetto dell'operazione che i medici avrebbero dovuto monitorare con maggiore attenzione. E invece in ospedale dicono: "Il decorso post operatorio procede regolarmente. La paziente è un po' ansiosa". Il 26 dicembre Cristina finisce in coma e viene portata in Terapia intensiva. Si decide di operarla di nuovo, ma nessuno pensa a riequilibrare quell'eccesso di sodio. E Cristina muore il 2 gennaio 2012.
Su Facebook "Giustizia per Cristina" - Adesso i medici vanno a giudizio, mentre in Rete il ricordo di Cristina è più vivo che mai. Su Facebook il gruppo "Giustizia per Cristina" conta ormai un migliaio di iscritti, tra amici e parenti della giovane e semplici utenti della Rete che si sentono vicini a una famiglia straziata da una morte che, forse, si poteva evitare.