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Rigopiano, assolto perché portò i fiori sulla "tomba" del figlio: "Mai avrei pagato quella multa"

Dopo la sentenza parla Alessio Feniello, padre di Stefano, il giovane che trovò la morte nella tragedia dell'hotel crollato sotto una valanga in Abruzzo

Alessio Feniello
ansa

"Mai avrei pagato quella multa per un fiore portato a mio figlio". Così Alessio Feniello, padre di Stefano, 28 anni, morto nella tragedia dell'hotel Rigopiano il 18 gennaio 2017, commenta a Il Corriere della Sera l'assoluzione. Era finito sotto processo per essersi introdotto con la moglie Maria, il 21 maggio 2018, all'interno dell'area sottoposta a sequestro, per un omaggio a suo figlio. "Il giudice ha avuto la delicatezza e l'umanità per capire e mi ha assolto", aggiunge.

La vicenda - "Quel giorno - ricorda a Il Corriere della Sera - i carabinieri non volevano farci passare. Mia moglie ha detto loro: vado a portare dei fiori a mio figlio e non mi fermerete, avete la pistola, quindi se volete spararmi, sparatemi, io sono già morta. Così uno di loro, alla fine, ci ha accompagnato".

 

 

In questo modo i sigilli giudiziari che delimitavano la scena del crimine, dove avevano perso la vita 29 persone, furono violati. "La segnalazione di quel fatto è arrivata in Procura, a Pescara, - continua il racconto - e la Procura mi ha notificato un decreto penale di condanna di 4.550 euro. Mai avrei pagato un centesimo".

 

 

"Mi sono opposto e ho chiesto il processo. Risultato? - conclude. - Volevano per me tre mesi di carcere e 100 euro di multa per aver portato un vaso di fiori sulla tomba di mio figlio. Il giudice ha avuto delicatezza. Ho perso Stefano, posso temere un ricorso?".

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