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Violenza sessuale a Viterbo, la vittima: "Ho ancora paura di loro"

Proprio per il timore che la donna possa ritrattare la denuncia, la Procura sarebbe orientata ad ascoltarla in anticipo in modo che il suo racconto avrebbe valore di prova acquisita

Violenza sessuale a Viterbo, la vittima:
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Ha ancora paura dei suoi aggressori la vittima dello stupro di Viterbo, del quale sono accusati due militanti di CasaPound.

"Spero che restino in carcere", ha detto la donna al suo avvocato, Franco Taorchini. "Siamo pronti ad affrontare un incidente probatorio - ha affermato il legale - per cristallizzare la denuncia. Siamo tranquilli perché siamo nel giusto. La mia assistita teme di essere minacciata, è ancora molto scossa".

Proprio per il timore che la donna possa essere oggetto di minacce e pressioni per ritrattare la sua denuncia, la Procura di Viterbo sarebbe orientata ad ascoltarla in sede di incidente probatorio. In questo modo il suo racconto entrerebbe nel processo come prova acquisita.

Gli investigatori stanno passando al setaccio le diverse fonti di prova sul tavolo. Oltre ai video girati dai due indagati, Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, anche una serie di messaggi trovati sui loro telefoni.


LA CHAT DELL'ORRORE - Ad aggiungere rabbia e indignazione per una violenza inaccettabile, ci sarebbe pure la solidarietà del gruppo di amici che gravita intorno ai due fermati. E addirittura del sostegno del padre di Licci. "Rega' cancellate la chat che sto giro so cazzi per tutti". Così un ragazzo di Bracciano del gruppo "Blocco studentesco" scriveva su whatsapp rivolgendosi proprio a Riccardo Licci. "Fai così, chiamalo e dije che arrivano le guardie a perquisi'... poi cancellate i messaggi", era il suggerimento fatto il giorno dopo. È sempre lo stesso giovane a suggerire al suo amico: "Cancellare obbligatoriamente la chat, sia chiaro obbligatoriamente. No domande". In un'altra conversazione, con il padre, si legge "Riccardo butta il cellulare subito". Dello stesso avviso il mittente "Dodo": "Ricca', leva tutti i video e tutte le foto di quella di ieri sera". E ancora il ragazzo di Bracciano: "Fai l'hard reset del telefono". Secondo il gip, a differenza di Licci, l'altro arrestato e cioè Francesco Chiricozzi, "evidentemente sollecitato nel senso sopra indicato, si era attivato per cancellare l'applicazione whatsapp e la conseguente eliminazione del relativo contenuto dal cellulare". E "analoga sorte aveva subito l'hard disk del sistema di video".

Secondo il giudice Rita Cialoni sono "aberranti" le immagini relative alla violenza sessuale del 12 aprile. Quelle sequenze trovate sul cellulare di Licci "erano state condivise con soggetti terzi, compreso il padre dell'indagato, che si erano solo preoccupati di sollecitare l'immediata eliminazione delle immagini stesse ritraenti la brutale violenza". Il gip ricorda poi che la scena dello stupro di gruppo fu girata "al chiaro scopo di schernire ulteriormente la malcapitata, esibendo come fosse un trofeo un tale scempio". Perché - si sottolinea - "la condivisione delle immagini della violenza fornisce un sicuro riscontro dell'assoluta assenza di resipiscenza", sia per i precedenti di polizia a loro carico ma anche perché sussiste il timore che possano avvicinare la vittima dell'aggressione. Insomma "appare certo il pericolo che la donna la cui testimonianza dovra' essere nel prosieguo assunta, possa essere avvicinata e/o contattata dagli indagati al fine di rendere dichiarazioni a loro favorevoli per ridimensionare l'effettiva gravità dei fatti, soprattutto in relazione allo svolgimento dei fatti prodromici e ulteriori rispetto alle parziali condotte stigmatizzate nei filmati e nelle immagini di cui si è dato conto". E quindi - a parere del gip - Chiricozzi e Licci devono finire in carcere sia perché "la condivisione delle immagini della violenza fornisce un sicuro riscontro dell'assoluta assenza di resipiscenza", sia per i precedenti di polizia a loro carico ma anche perché sussiste il timore che possano avvicinare la vittima dell'aggressione.