La Suprema Corte ha confermato la sentenza del processo di appello bis
di Michela PaganoTrentaquattro coltellate inferte "senza odio o rabbia" ma con l’intento di difendersi da colui che riteneva un pericolo. La Cassazione si è espressa per la sentenza di assoluzione definitiva ad Alex Cotoia, il giovane ora 22enne, che il 30 aprile 2020 uccise a Collegno, in provincia di Torino, il padre violento, per difendere se stesso, la madre e il fratello durante l’ennesima lite. La parola fine è stata pronunciata dopo un lungo iter giudiziario. Cotoia, che all'epoca portava ancora il cognome del padre, Pompa, era stato assolto in primo grado nel 2021, perché, secondo i giudici, aveva agito per legittima difesa. Due anni dopo la corte d’Appello di Torino aveva ribaltato la sentenza, condannandolo a 6 anni e 2 mesi di carcere. Il verdetto era stato poi annullato dalla Cassazione che aveva ordinato un secondo processo d’appello, concluso con un’assoluzione definitiva. Gli ermellini, confermando quella sentenza, specificano che l’omicidio è avvenuto "in un contesto drammatico e di sopraffazione del marito nei confronti della moglie".