Riuniti quattro filoni di indagine in un unico maxifascicolo. Attesa per lunedì quando il sindaco Sala riferirà in Consiglio comunale
di Alessandro TallaridaMattone dopo mattone la Procura di Milano ha costruito il suo castello accusatorio: al centro quello che gli inquirenti definiscono "una degenerazione della gestione urbanistica". Ci lavorano da mesi e adesso hanno riunito quattro filoni in un'unica maxi inchiesta con numeri destinati a crescere nel tempo. Oltre 70 indagati, 6 le richieste di domiciliari sulle quali il gip deciderà dopo gli interrogatori preventivi in programma mercoledì. Le accuse sono pesanti: corruzione, falso, appropriazione indebita. Sono solo alcuni dei reati contestati a vario titolo agli indagati. Quel che emerge dalle carte della Procura è uno scenario dove interessi pubblici e privati finiscono per sovrapporsi, tra favori e pressioni, intimidazioni e un fiume di soldi. Tanti, milioni di euro, quasi 4: mazzette travestite da consulenze secondo chi indaga. Una buona parte delle contestazioni ruota intorno al conflitto di interesse che avrebbe riguardato l'ex presidente e una componente della commissione paesaggio: entrambi architetti, avrebbero valutato progetti presentati da ditte private dalle quali avevano ricevuto incarichi professionali. Le parcelle incassate secondo gli inquirenti sarebbero "una forma di retribuzione della “messa a disposizione” della funzione di presidente": in poche parole una tangente. Poi c'è il sindaco di Milano, Beppe Sala, indagato per false dichiarazioni e induzione indebita: "Non ci riconosciamo in questa lettura dei fatti", ha commentato. Lunedì riferirà in consiglio comunale. Ieri ha incontrato il suo assessore all'urbanistica, Giancarlo Tancredi, figura centrale nell'inchiesta, che sarebbe pronto a "fare un passo indietro" al contrario dell'inchiesta che sembra invece destinata ad allargarsi.