Gli accertamenti irripetibili, alla presenza dei consulenti di parte, si sono svolti all'interno dell'area ancora sotto sequestro
di Giuseppe FacchiniSi è concentrata sul cavo di trazione spezzato e sulla puleggia divelta la fase iniziale dell’incidente probatorio disposto dal gip di Torre Annunziata per fare chiarezza sul disastro della funivia del Monte Faito, costato la vita a quattro persone, tre turisti stranieri e il macchinista di 59 anni, Carmine Parlato, lo scorso 17 aprile. Gli accertamenti irripetibili, alla presenza dei consulenti di parte, si sono svolti all'interno dell'area ancora sotto sequestro. Le prime ispezioni sono state fatte a valle, nei pressi della stazione di Castellammare di Stabia, dov'è stata individuata la testa fusa da cui si è staccato il cavo. Poi ci si è spostati nella stazione a monte, a circa mille metri d'altezza, dove la puleggia per attivare la risalita risulta quasi completamente divelta, e successivamente il gruppo di esperti si è recato, in gruppi di tre equipaggiati e accompagnati dai vigili del fuoco, nella zona impervia in cui è precipitata la cabina. Tutte le operazioni sono state riprese dall'alto con un drone, condividendo le immagini in diretta coi presenti al sopralluogo. Otto i minuti stimati per il tragitto percorso solitamente dalle cabine: un dato utile per ricostruire la dinamica dell’accaduto. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti quella della mancata manutenzione dell’impianto.