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Trento: il super attico, l'appuntamento dal notaio e tante bugie

Secondo gli inquirenti dietro la tragedia di Gabriele Sorrentino, che ha ucciso due dei suoi tre figli e poi si è tolto la vita, ci sarebbero soprattutto problemi economici

Dietro quell'immagine della famiglia perfetta, come tanti conoscenti hanno descritto, si celavano in realtà problemi, segreti e più di qualche bugia.

E' questo il quadro che emerge da indiscrezioni e particolari su Gabriele Sorrentino, il carabiniere che a Trento lunedì ha ucciso due dei suoi tre figli e poi si è tolto la vita. Un tenore di vita decisamente più alto di quanto si potesse permettere sembra essere la chiave di volta per spiegare il dramma.

L'appuntamento dal notaio - Stando a quanto emerso, Gabriele lunedì sarebbe dovuto andare dal notaio per firmare il rogito della casa in cui vivevano, un attico su due piani in un complesso esclusivo della città, firmato dall'archistar Renzo Piano. Valore dell'immobile oltre un milione e 200mila euro. 

La maxi rata, la molla che ha fatto scattare la follia - Secondo gli inquirenti potrebbe essere stato questo appuntamento a far scattare la molla della follia nella testa dell'ex carabiniere che, da mesi, pare non riuscisse più a sostenere gli impegni economici che si era assunto. A partire proprio dal rent-to-buy che aveva acceso per il suo appartamento. Sorrentino avrebbe dovuto pagare una maxi rata per il riscatto dell'attico, pare circa 500mila euro, proprio il pomeriggio della tragedia. Soldi che, nonostante i suoi costanti tentativi di rilanciarsi come broker, giocando in Borsa, Gabriele non aveva.

Le domande ancora senza una risposta - Gli inquirenti ora stanno cercando di capire la parabola finanziaria della famiglia Sorrentino: come aveva fatto l'uomo a permettersi due anni fa il super attico? E se allora il suo tenore di vita era consono, cosa è successo poi? Investimenti sbagliati? E Gabriele, come da qualche parte si suggerisce, doveva dei soldi a qualcuno?