La Corte suprema ha però accolto la richiesta del pg e ha fatto un "piccolo" sconto di 70 milioni sulla cifra iniziale pagata alla Cir di De Benedetti, che commenta: acclarata l'entità dello scippo. Il risarcimento ammonta a circa 494 milioni
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La Cassazione ha respinto il ricorso della Fininvest contro la Cir per il risarcimento del Lodo Mondadori. Il rimborso rimane confermato con un ritocco al ribasso: dovranno essere pagati 494 milioni di euro. Immediata la reazione di Marina Berlusconi: "Questa sentenza non è giustizia, è un altro schiaffo alla giustizia. Rappresenta la conferma di un accanimento sempre più evidente".
In particolare, la Suprema Corte, nel verdetto appena depositato dalla terza sezione civile e relativa all'udienza svoltasi lo scorso giugno, ha accolto solo, e in parte, uno dei motivi della difesa Fininvest, il 13°, inerente il reclamo per l'eccessiva valutazione delle azioni del gruppo L'Espresso. Sul punto i supremi giudici hanno "cassato senza rinvio il capo della sentenza di appello contenente la liquidazione del danno in via equitativa, come stimata nella misura del 15% del danno patrimoniale già liquidato".
A giugno il pg della Cassazione chiese lo sconto - A giugno era stato il pg della Cassazione, Pasquale Fimiani, a chiedere una lieve riduzione del risarcimento dovuto da Fininvest a Cir, dopo che in secondo grado la Finivest era stata condannata a risarcire 564,2 milioni. "Il percorso seguito dalla Corte di Appello di Milano sul Lodo è logico e regge - aveva detto all'epoca Fimiani -. E' a mio avviso necessario solo riquantificare una piccola parte del danno, che potrebbe ridurre il risarcimento per Cir di circa il 15% rispetto all'importo liquidato". La "lieve riduzione" del risarcimento stabilito dai giudici di secondo grado riguardava appunto "la successiva rivendita delle opzioni L'Espresso e l'aumento equitativo del 15% rispetto agli interessi complessivi".
"Anche Berlusconi responsabile di corruzione" - "La valutazione complessiva" degli "elementi ed argomenti di prova, condotta ai soli fini civilistici, di ricondurre alla società Fininvest la responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dottor Berlusconi", risulta "correttamente motivata", come scrive la Cassazione nella sentenza sul Lodo.
Previti "delegato" alla corruzione delle toghe - Risulta "corretta", secondo la Cassazione, la "conclusione in diritto" cui è arrivata la Corte d'appello", alla luce della quale "l'avvocato Previti doveva ritenersi organicamente inserito nella struttura aziendale" della Fininvest "e non occasionalmente investito di incarichi legali conseguenti alle incombenze demandategli". Tra queste rientravano "anche l'attività di corruzione di alcuni magistrati, allo scopo di conseguire illeciti vantaggi" per la Fininvest.
De Benedetti: "Acclarata la gravità di quello scippo" - "Prendo atto con soddisfazione che dopo più di 20 anni viene definitivamente acclarata la gravità dello scippo che la Cir subì a seguito della accertata corruzione di un giudice da parte della Fininvest di Berlusconi, il quale, a quel tempo, era ancora ben lontano dall'impegnarsi in politica". Questo il commento di Carlo De Benedetti alla sentenza della Cassazione sul processo.
"La spartizione del Gruppo Mondadori-Espresso - riprende - avvenne a condizioni per me molto sfavorevoli per un grave motivo che all'epoca nessuno conosceva. Ci sono voluti sei gradi di giudizio, tre penali e tre civili, per arrivare a questa inappellabile decisione". "La cifra definita è importante, ma occorre tener conto che essa è composta per meno di un terzo dal danno riconosciuto e per più dei due terzi dal semplice meccanismo di interessi e inflazione dovuto ai vent'anni trascorsi. Questa cifra è destinata alla Cir e non a me, neanche indirettamente, avendo recentemente donato ai miei tre figli il controllo del Gruppo. A me rimane la grande amarezza di essere stato impedito, attraverso la corruzione, di sviluppare quel grande gruppo editoriale che avevo progettato e realizzato. Avrò modo di ritornare sull'argomento".
Il dispositivo del verdetto - Ecco il dispositivo del verdetto di 185 pagine appena depositato dalla Cassazione sul Lodo Mondadori: "La corte accoglie il tredicesimo motivo di ricorso e rigetta i restanti motivi. In conseguenza dell'accoglimento del tredicesimo motivo, cassa senza rinvio il capo della sentenza di appello contenente la liquidazione del danno in via equitativa, come stimata nella misura del 15% del danno patrimoniale già liquidato. Conferma nel resto l'impugnata sentenza". La Suprema Corte inoltre condivide la sentenza d'appello laddove afferma che "sarebbe risultato assolutamente fuori dell'ordine degli accadimenti umani che un bonifico di circa tre miliardi di lire fosse stato disposto ed eseguito, per le dimostrate finalità corruttive, senza che il 'dominus' della società, dai cui conti il bonifico proveniva, ne risultasse a conoscenza e lo accettasse". Quanto alla Fininvest, nella 'guerra di Segrate' ha scelto di percorrere "il sentiero dell'inganno" e si è "soprattutto attestata sulla soglia della corruzione del giudice Metta al fine di ottenere una sentenza ingiustamente favorevole ai propri interessi".