Spostamenti tra Regioni, Zaia: "Veneto pronto ad aprire ai lombardi"
Il governatore leghista: "Capisco le ansie di Solinas ma nessuno deve essere trattato come agente di contagio. I test servono solo per i piani sanitari"
Prosgeue il dibattito sulla riapertura dei confini regionali dal 3 giugno. Dopo la polemica tra il sindaco di Milano Sala e il governatore sardo Solinas, interviene Luca Zaia: "Sono pronto ad accogliere i lombardi perché nessuno deve essere trattato come agente di contagio", dice. Secondo il presidente della Regione Veneto i test sono utili ma per fare piani sanitari e non per permettere lo spostamento di turisti da una regione all'altra.
Lo scontro Sala-Solinas - Zaia, intervistato dal Corriere delle Sera, sottolinea la necessità di "ripartire tutti insieme" perché "non è che il virus si fermi a Sirmione o a Peschiera". Parole distensiva da parte del governatore veneto che prova a mediare dopo il duro scontro tra Sala e Solinas. Il sindaco di Milano, infatti, aveva attaccato, seppur indirettamente e senza fare nomi, Sarrdegna e Sicilia, favorevoli a un passaporto sanitario da richiedere ai turisti e in geenrale restie sulla riapertura indistinta dei confini: "Ce ne ricorderemo quando sarà ora di decidere dove andare in vacanza", aveva tuonatao sui social il primo cittadino meneghino. "Abbia la decenza di tacere", era stata la velenosa replica del governatore sardo.
La mediazione di Zaia - Ben più distensive le parole di Zaia: "Capisco i timori di Solinas e comprendo le sue ansie. Parlare è facile ma una responsabilità non si prende alla leggera. Però nessuno può uscirne come un untore. Mi metto nei panni di un lombardo e non troverei giusto che qualcuno mi trattasse da agente di contagio", dice. Zaia dunque si dice favorevole ad accogliere i lombardi nella sua regione, mettendosi sulla scia di Giovanni Toti che a sua volta aveva già espresso parere favorevole all'arrivo in Liguria dei cittadini della Lombardia.
"I test? Una fotografia che vale nel momento in cui viene scattata" - Infine Zaia parla anche dei test, che secondo qualcuno dovrebbero servire come lasciapassare proprio per poter passare da regioni dove i contagi sono stati più rilevanti ad altre a rischio minore. "I test ci servono per fare i piani di sanità pubblica. Però sono una fotografia che vale nel momento in cui viene scattata. Secondo gli esperti, i tamponi rilevano la positività dopo 7 giorni dal contagio: io posso essere negativo al momento della prova e ammalarmi tre giorni dopo", spiega.
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